Domenica 26 settembre 1993
Il Leader della Lega Umberto Bossi lancia tre sfide: rivolta fiscale a novembre; plebiscito ad aprile per la scelta federalista; creazione di un parlamento per la Repubblica del Nord. A Curno di fronte a 10.000 persone “Se non si vota prima, a maggio ritiro la nostra delegazione parlamentare. Non andremo sull’Aventino, ma nascerà il primo Parlamento della Repubblica del Nord! Spostati presidente Scalfaro! Il popolo ti dà tempo fino ad aprile e poi si alza il pugno gigantesco del Nord!” All’ex ministra Margherita Boniver, che sospetta una Lega impegnata ad armarsi risponde “Cara Boniver, bonazza nostra, noi siamo sempre armati perché abbiamo sotto un gran manico!”.

Cossutta, Ingrao, Magri e Garavini guidano la manifestazione di sinistra contro il governo Ciampi. 300.000 per gli organizzatori, 50.000 per la Questura alla manifestazione di Piazza San Giovanni, che ha investito nel ruolo di leader Fausto Bertinotti, che ha indicato nelle 35 ore lavorative settimanali il nuovo obiettivo da conquistare. A Genova dopo l’alluvione che ha provocato due morti, tre dispersi e centinaia di miliardi di danni esplode la rabbia. I cittadini ritengono le autorità responsabili di non essersi occupate del controllo geologico di Genova e dell’entroterra, con il risultato che il territorio si sbriciola e frana quando piove con più intensità del normale.

Giovedì 26 settembre 2013
Il governo prova a blindare la rete Telecom. Vegas, il numero uno della Consob, esclude l’obbligo di Opa da parte di Telefonica, perché Telco ha meno del 30% della compagnia. Nella bozza di decreto si precisa che “le reti e gli impianti utilizzati per la fornitura dell’accesso agli utenti finali nei servizi rientranti negli obblighi del servizio universale” delle comunicazioni rientrano tra le attività strategiche sottoposte alla golden share. Il presidente del Consiglio Letta reagisce di fronte all’ipotesi di dimissioni in massa dei parlamentari del Pds, nel caso la Giunta di Palazzo Madama voti la decadenza di Silvio Berlusconi, definendo la possiblità “un’umiliazione per l’Italia”.

Il Pubblico Ministero Di Matteo ha chiesto la deposizione del Presidente Napolitano nel processo sulla presunta trattativa fra Stato e mafia. La Corte di Giustizia dell’Unione Europea ha confermato che il rimborso per il ritardo del treno è sempre dovuto e la “causa di forza maggiore” non può essere usata come giustificazione. L’indennizzo corrisponde, come minimo, al 25% del prezzo del biglietto per un ritardo compreso tra 60 e 119 minuti e al 50% per un ritardo superiore.