«Per innovare, bisogna uscire dal cammino previsto, biforcare. Innovare significa biforcare» (Michel Serres).
I processi trasformativi, che legano informazione e innovazione sociale, nascono dalla capacità di generare, oltre che di connettere mondi. I lettori, erano e sono in cerca di fiducia. Si può intendere questa fiducia unicamente come ricerca di un’informazione di retroguardia rispetto all’infodemia crescente, basata su fonti attendibili e dirette. Ma si può intendere questa ricerca di fiducia anche come pratica di relazione e condivisione capace già in sé di riorientare il senso complessivo degli ambienti mediali. La sfida del nuovo Vita.it on line dal 18 luglio è andare oltre le tattiche di assestamento e guardare, raccontare e alimentare un mondo sempre più grande – quello dell’impegno sociale e civile – fatto di persone, istituzioni, imprese e organizzazioni del Terzo settore: in una parola la società civile allargata, integrata con le pratiche di corporate activism e dell’attivismo civico anche individuale.

Come? Rovesciando i paradigmi e incrementando i flussi, lavorando soprattutto sulla verticalità in una prospettiva di deep media. Al netto delle criticità, le nuove tendenze della rete si orientano sempre più verso valori pubblici: è la dimensione della platform society, dove le piattaforme, grandi o piccole, non si limitano a riflettere il sociale, ma lo producono. La nostra nuova macchina digitale deve quindi definirsi lungo tre dimensioni, l’una intrecciata con l’altra: ecosistema di contenuti di qualità, ecosistema di relazioni generative di alleanze ed ecosistema di identità che definisca i valori che ispirano VITA e la sua comunità.

Non partiamo da zero, ma da una storia che nell’ottobre del prossimo anno conterà 30 anni. Fin dal 1994 VITA è stato un unicum dal punto di vista societario e della governance, essendo un Spa impresa sociale editoriale che per statuto non distribuisce utili e deve essere guidata da soggetti non profit. Non solo: VITA è a tutti gli effetti essa stessa un soggetto di Terzo settore, al pari dei circa 80 enti membri del nostro Comitato editoriale, che partecipano attivamente alla costruzione della linea editoriale. Nel panorama nazionale e internazionale ancora oggi non esiste nulla di analogo.

Questo assetto ci garantisce la totale indipendenza delle scelte e al contempo determina la necessità di stare sul mercato dell’editoria in modo autorevole ed economicamente sano. Non abbiamo alle spalle padroni da difendere o a cui riconoscere dividendi. Possiamo dire e fare quello che ci sembra giusto. Quel poco o quel tanto di valore aggiunto che produciamo rimane all’interno della nostra impresa multistakeholder per sviluppare e potenziare il nostro lavoro a beneficio della comunità e dell’interesse generale. Per continuare ad incidere sulla realtà, per continuare a «informare per cambiare» quello che non funziona, per continuare a batterci in modo radicale e libero per una società più giusta dove la risposta ai bisogni reali venga prima della di interessi di parte, ed essere un media non solo parlante, ma anche mobilitante, oggi sentiamo l’urgenza di far nascere qualcosa di diverso, qualcosa che poggi su radici robuste ma che ci consenta di interessare un pubblico più largo con strumenti mediatici coerenti col nostro tempo.

Il mondo della comunicazione è dentro un processo di cambiamento epocale e nella nostra storia lo abbiamo attraversato tutto e non ci si può fermare. La fruizione di contenuti si fonda su dinamiche completamente diverse rispetto a quelle di cinque, dieci, trent’anni fa. Siamo chiamati ad essere in prima persona il cambiamento che vogliamo stimolare. Un cambiamento che coinvolge in prima battuta le nostre professionalità. Dotarsi di una macchina digitale altamente performante, aumentare la qualità e la pervasività dei nostri contenuti sui principali social media, creare un canale podcast e un pacchetto di newsletter tematiche di qualità (per iniziare ne avremo quattro: una generalista firmata dal sottoscritto, una dedicata alle connessioni fra politica e sociale a cura di Riccardo Bonacina, mentre Sara De Carli esplorerà con contenuti originali il mondo dell’educazione e Giampaolo Cerri proporrà lo sguardo di VITA su su aziende, sostenibilità e Esg) sono percorsi che prevedono investimenti sulle persone e sulla tecnologie.

L’informazione stessa è un bene comune primario e quindi il nuovo sito continuerà ad essere in larga parte accessibile a tutti in modo gratuito. Aumenta però l’offerta per chi deciderà di partecipare a questa nuova avventura in prima persona attraverso l’abbonamento (o una donazione): oltre alla rivista in forma cartacea e digitale gli abbonati avranno la possibilità di dialogare con la redazione proponendo inchieste e temi di approfondimento, navigare senza pubblicità, leggere tutte le newsletter e ascoltare tutti i podcast, consultare focus e instant book tematici e infografiche elaborate ad hoc dalla nostra redazione grafica.
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