Alcune new entry, un rinnovo con tanti ‘licenziamenti’ con la riduzione a soli 12 membri e l’addio di 14 esperti: è il nuovo Comitato tecnico scientifico varato con una ordinanza firmata martedì sera dal capo della Protezione Civile Francesco Curcio, d’intesa con il presidente del Consiglio Mario Draghi.

Dopo l’uscita di Agostino Miozzo, ora consigliere del Ministero dell’Istruzione, è diventato coordinatore il presidente del Consiglio Superiore di Sanità Franco Locatelli, affiancato dal presidente dell’Iss Silvio Brusaferro come portavoce unico.

Ma il nome che ha fatto discuter nei nuovi 12 esperti è quello di Alberto Gerli, che secondo le cronache è entrato nel Comitato in “quota Lega”, tanto da essere onnipresente nelle pagine social che sostengono Matteo Salvini come “controcanto” del vecchio Cts targato Conte e da essere definito sul Corriere della Sera “superconsulente dei medici milanesi”.

Ma da dove nascono le polemiche su Gerli? Dall’analisi delle sue previsioni sul Covid fatte da Matteo Villa, ricercatore dell’ISPI, l’Istituto per gli studi di politica internazionale. Gerli infatti è un ingegnere che, dall’inizio dell’epidemia, ha ideato un “modello predittivo” dell’andamento della pandemia di Coronavirus e che, alla prova dei fatti, si è distinto per non aver centrato neanche una previsione.

Gerli, che si definisce “Big Data Scientist” su Linkedin e che mette in fila le sue previsioni sul suo canale YouTube Data & Tonic, quando la Lombardia entrò per la prima volta in zona rossa disse che secondo il suo modello l’ondata si sarebbe esaurita in 40 giorni, ma in ogni caso l’andamento era deciso dai primi 17, a prescindere delle misure di contenimento prese, ergo il lockdown sarebbe stato inutile. I numeri e la fredda cronaca ci hanno detto il contrario, così come nessun scienziato ha ancora capito da dove arrivasse la previsione sui 17 giorni.

Uno studio che Villa definisce “banale” perché “quando si è in lockdown costante è facile prevedere che le infezioni piegheranno e si arresteranno dopo un certo numero di giorni. Lo dice qualsiasi modello epidemiologico, non ne serve nessuno di speciale”. Un modello, continua Villa, “campato in aria perché mette insieme una serie di curve, spezzettate, per approssimare i dati e prevedere il futuro. Si chiama “overfitting”: produce risultati ottimi su dati su cui è stato calibrato, ma si perde in un bicchiere d’acqua quando gliene dai di nuovi”.

Gerli però non molla e addirittura il 4 aprile contatta via Twitter il governatore dello Stato di New York, Andrew Cuomo: il nuovo membro del Cts prevede 130.000 contagi al 30 giugno ma, come evidenzia Villa, “la realtà sarà appena diversa: 420.000 infezioni”.

Ancora a fine gennaio 2021 Gerli continua nelle sue previsioni errate. Il 30 gennaio annuncia che “a fine febbraio il Veneto zona bianca”, ma l’8 marzo il Veneto passerà in zona arancione e il 15 marzo addirittura in rossa.

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Romano di nascita ma trapiantato da sempre a Caserta, classe 1989. Appassionato di politica, sport e tecnologia