L’ha aggredita nel cortile del suo palazzo a Bologna, a mani nude, poi l’ha colpita con un martello alla testa provocandole un fatale trauma cranico. È morta così Alessandra Matteuzzi, 56 anni, sorpresa mentre tornava a casa dal suo ex compagno, Giovanni Padovani, 26 anni, originario di Senigallia. Alessandra aveva paura di quel ragazzo, tanto che mentre rientrava in casa era al telefono con la sorella Stefania. “L’ho sentita urlare ‘No, Giovanni, no, ti prego, aiuto’. Io ero al telefono, ho chiamato immediatamente i carabinieri che sono arrivati subito. Io abito a 30 chilometri. Alla fine l’ha massacrata di botte”, ha raccontato Stefania intervistata dal Corriere della Sera.

Poi l’uomo è stato fermato mentre aveva ancora il martello in mano. Al vicino di casa intervenuto dopo aver sentito le urla della donna nel cortile non avrebbe opposto resistenza. “Non ce l’ho con voi, ce l’ho con lei – avrebbe detto a chi lo ha bloccato, come riportato da Repubblica – non vedo l’ora che arrivi la polizia che voglio finire tutto”.

Alessandra viveva nel terrore tanto da aver avvisato i vicini di casa di fare attenzione a quell’uomo che si ritrovava spesso sotto casa. Stefania racconta che il 29 luglio sua sorella aveva sporto denuncia ai carabinieri. “Lei diceva che questo uomo la perseguitava – ha detto Stefania – Ricordo anche che, pochi giorni prima della denuncia, Alessandra aveva chiamato la polizia dicendo che quest’uomo la minacciava e aveva mostrato anche gli screenshot delle conversazioni ai carabinieri”.

Martedì prima che la furia omicida di Padovani si abbattesse su di lei aveva chiesto a Stefania di vedersi perché era disperata. “È venuta a casa nostra e poi ci ha detto che comunque sarebbe voluta tornare a casa perché aveva un cane, che ora sta con me, che è malato e non voleva lasciarlo solo”, continua il racconto di Stefania che mai avrebbe potuto immaginare quello che Alessandra si sarebbe trovata davanti di lì a poco. La 56enne deve aver dato un’occhiata alla zona davanti al portone di casa. Non vedendolo ha tranquillizzato al telefono la sorella ed è entrata nel cortile. “Lui, però, aveva scavalcato il cancello ed era ancora lì”.

Stefania era molto preoccupata per Alessandra quando è andata via da casa sua. “Anche adesso ho molta paura, perché se quest’uomo ora esce dal carcere sono convinta che possa uccidere anche me. Per questo motivo avevamo deciso di stare al telefono fino a che non sarebbe entrata in casa. Poi è successo quello che è successo”, continua il racconto. In passato Padovani era stato insistente e violento verbalmente ma mai fisicamente. Stefania racconta di una volta in cui durante una lite aveva spaccato una bottiglia di vetro e un posacenere ma non contro la donna.

A spaventare le due era stato in particolare un episodio avvenuta il lunedì prima dell’aggressione. “Mia sorella si era svegliata e non c’era luce nel suo appartamento. L’uomo le aveva staccato il contatore per farla scendere, poi l’ha rincorsa per le scale e lei è riuscita a tornare a casa senza conseguenze, ma questo fatto l’aveva fatta preoccupare molto. Infatti avevamo deciso di andare questa mattina (ieri, ndr) dai carabinieri a fare un’integrazione della denuncia”.

I carabinieri hanno sempre ascoltato le parole cariche di terrore di Alessandra “ma le hanno anche detto che le ferie di Ferragosto incidevano sulle indagini e che probabilmente si allungavano i tempi. Poi le hanno anche detto che il fatto che lui non fosse di Bologna poteva darle più tranquillità”, continua Stefania. Secondo quanto raccontato dalla sorella, i due si erano conosciuti prima dell’estate 2021, hanno vissuto una relazione a distanza vedendosi sono in alcune occasioni. Poi verso gennaio aveva iniziato ad essere ossessionato da Alessandra tanto da arrivare a telefonare Stefania e il suo compagno per dirgli che lei frequentava altre persone.

“Spesso ci minacciava, ma solo a parole – racconta il compagno di Stefania – Ci diceva frasi del tipo: ‘Non sapete quello che succede, non sapete quello che vi faccio’. Io ho provato a parlare con lui mille volte, per farlo ragionare. Una volta l’ho anche incontrato perché aveva preso possesso delle chiavi di casa di Alessandra e non gliele voleva restituire. Lui aveva una vera e propria ossessione per Alessandra, era completamente preso dalla gelosia. Quando ci parlavo, sul momento sembrava che ragionasse, ma poi non era mai così. A un certo punto ha cominciato a chiamarmi e a mandarmi messaggi chiedendomi dove fosse e cosa facesse. Sono stato costretto a bloccare il suo contatto”. L’ennesima storia di amore malato terminato in tragedia.

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Laureata in Filosofia, classe 1990, è appassionata di politica e tecnologia. È innamorata di Napoli di cui cerca di raccontare le mille sfaccettature, raccontando le storie delle persone, cercando di rimanere distante dagli stereotipi.