Dopo essere stata condannata all’ergastolo, Alessia Pifferi ha iniziato lo sciopero della fame in carcere a Milano, a San Vittore. La donna condannata all’ergastolo per l’omicidio volontario pluriaggravato della figlia Diana, fatta morire di stenti e lasciata 6 giorni in casa da sola nel luglio del 2022,  fa sapere dalla cella di aver smesso di alimentarsi da almeno 24 ore. “Non ho più voglia di vivere”.

La condanna all’ergastolo e le dichiarazioni della madre

“Sta malissimo, è distrutta”, ha detto il suo avvocato Alessia Pontenani, spiegando che già ieri ha preso la decisione di iniziare il digiuno: “Non fa altro che piangere”. La scorsa settimana al momento della sentenza in aula erano presenti anche la madre di Alessia, Maria Alessandri, e sua sorella Viviana che si sono costituite parti civili chiedendo, attraverso il loro legale, un risarcimento per il “danno morale” quantificato in 550 mila euro. “È un dolore atroce, si è dimenticata di essere una mamma. Deve pagare per quello che ha fatto. Se si fosse pentita e mi avesse chiesto scusa…ma non l’ha fatto. Ora non riuscirei a dirle nulla”, ha detto Maria Alessandri dopo la sentenza.

È stato proprio il legale di Pifferi, l’avv. Pontenani a ricostruire l’infanzia e l’adolescenza di Alessia, sostenendo che la mancanza di cura e affetto abbiano portato serie complicazioni alla sua assistita. Pontenani, aveva chiesto l’assoluzione e di cambiare il capo d’imputazione da omicidio volontario in abbandono di minore, ma la richiesta è stata respinta. Aveva ricordato la vita terribile di Alessia, “cresciuta nell’abbandono e nell’incuria”. “Pifferi non ha mai dato problemi – ha ricordato – non è una psicotica, è una ragazza che è cresciuta nell’assoluto isolamento morale, culturale, ma mai – ha ripetuto l’avvocato – ha dato problemi, altrimenti non saremmo qui”.

Redazione

Autore