Si riaccende senza apparente ragione il dibattito sulle sorti giudiziarie dei minori contesi che non ne vogliono sapere di stare con il padre. L’iniziativa si deve ai teorici dell’Alienazione parentale, convinti che quei figli siano malati di mente, o gravemente disturbati. Per curarli, sempre secondo loro, bisogna impedire i contatti liberi con la madre, sicura sobillatrice del rifiuto. Siccome una simile “cura” sembra più una condanna, che riecheggia persino le finalità perseguite dagli autori di certe tragedie familiari, in cui viene colpito il figlio per far soffrire la madre, la maggior parte dei giudici e degli avvocati tende ad ignorarla.

Vista la perdita di visibilità e rilevanza in sede giudiziaria della teoria dell’alienazione parentale, perché gli addetti ai lavori non inseguono teorie ma lavorano per garantire l’interesse di ogni singolo minore, individuato caso per caso e ritenuto prioritario rispetto a quello degli adulti, ecco che i difensori di certi padri rifiutati tornano a cercare una ribalta mediatica per riproporre la loro visione autoritaria della famiglia. Anche stavolta, ovviamente, gli alfieri del patriarcato mettono al centro dell’attenzione le frustrazioni dei maschi adulti, ignorando del tutto le paure e i desideri dei figli. Comunque la si voglia pensare sul piano teorico, quel che si può dire senza timore di smentita è che quando il Tribunale si rivolge alla psicologia per risolvere le contese riguardanti i minori, il conflitto si perpetua almeno per tutto il corso del lungo giudizio che ne deriva, con spese che si moltiplicano senza controllo e divengono, a tutti gli effetti, un costo sociale raramente giustificato.

Nelle relazioni familiari la Psicologia serve di certo, ma soprattutto prima dell’insorgere del conflitto, per insegnare agli adulti ad essere bravi genitori e ai padri violenti a curarsi senza cercare alibi. Il Tribunale invece ha l’obbligo di accertare i fatti, a cominciare dalla violenza domestica, e non può delegarlo alla Psicologia. Non sarebbe male poi che la Magistratura si munisse di una minima “cassetta degli attrezzi” in campo psico-pedagogico, per fare onore a quel ruolo di peritus peritorum che la Legge attribuisce al Giudice.