Il ricordo
Auguri Forza Italia, anche se ormai non somigli più a Berlusconi
Protagonisti, mentalità e idee del video-manifesto abiurate o mal sostituite. Peccato. Ci si poteva ripensare
Come da manuale della comunicazione berlusconiana, diretta, mai mediata, quasi luterana, tra eletto ed elettore, di quel meraviglioso video tutti ricordano esordio (“L’Italia è il paese che amo…”) e chiusura: “Possiamo, dobbiamo costruire insieme un nuovo miracolo italiano”. Epico. Io ricordo anche le parole chiave dei 9 minuti successivi: “Passione per la libertà”, “convinzione al servizio di una battaglia”, quella di sottrarre al futuro illiberale che la sinistra le avrebbe garantito l’Italia “impreparata e incerta”, attesa da “un rinnovamento”, cui Silvio Berlusconi proponeva “persone creative ed innovative, liberali in politica, e liberiste in economia”, e “impegni concreti e comprensibili” che poggiassero su “mercato, iniziativa privata, individuo” cui bisognava garantire di poter dare “un apporto libero” per migliorare la condizione propria e della propria “famiglia, nucleo fondante della società che vogliamo cambiare”, dando “sostegno a chi crea occupazione”, “vincendo le prossime sfide tecnologiche”, “suscitando speranze in chi è in difficoltà e cerca lavoro”.
Un manifesto straordinario, che puntava a modernità, sviluppo, prosperità. Musica per le mie orecchie, allora 18enne. Mai avrei immaginato di diventare, anni dopo, un protagonista di Forza Italia, per imprimatur diretto di quell’uomo determinato e sereno, deciso ma sempre col sorriso, di cui avrei apprezzato umanità e rispetto per gli altri, che così tanto lo incuriosivano e trattava allo stesso modo, cioè bene, qualunque fosse la loro estrazione. Silvio Berlusconi, “il dottore”, per me è stato un ineguagliabile maestro di vita, e non mi vergogno di dire che mi manca moltissimo. Per gli scambi ironici, intelligenti e originali che avevo con lui, persino in momenti tristi che assieme abbiamo vissuto, per i consigli affettuosi che mi rivolgeva, per la fiducia che ha riposto in me, e l’occasione che mi ha offerto.
Ma anche per l’educazione che mi ha suggerito e che porto con me, nel suo ricordo che sempre mi commuove (anche ora, mentre ne scrivo). E mi spiace dover vedere che di quella meravigliosa avventura ribalda e civile di Forza Italia, iniziata con quel video e colorata da gente che voleva cambiare la politica spargendo riformismo e modernità, spirito maggioritario e politica liberale scintillante, rimane quasi nulla dopo la sua scomparsa. Peccato, perché ci si poteva ripensare alla luce del mondo che cambia, in cui quel discorso che predica efficienza, libertà economica e civile sarebbe ancora cosi di moda, come ricordava ieri Gianni Letta nel suo fantastico intervento di raccomandazione al partito a proseguire secondo l’insegnamento di un “innovatore naturale di cose inusuali”, come la sua splendida famiglia fa in Fininvest e Mediaset.
Sarebbe bellissimo un nuovo sussulto di outsider, di visionari che non si vergognano di avere rispetto zero per lo status quo, di eleggere a criterio politico concretezza e praticità, e la concorrenza intesa come prateria di opportunità per chiunque voglia nella vita provarci, dal commerciante al piccolo imprenditore, dal libero professionista alla partita Iva, fino soprattutto a quelli che aspirino a diventare tali, in uno stato che faccia meno cose di quelle che pretende di fare, che le faccia meglio di quanto non faccia, che costi meno a chi paga le tasse, troppe e da tagliare, e che rispetti e valorizzi – con meno regole, meno violenza e asfissia burocratica, giudiziaria, fiscale – le aspirazioni di chi vuole migliorare la propria condizione attraverso il lavoro, respirando maggiore libertà nello stato, non dallo stato. Non è la Forza Italia di oggi. Cui faccio comunque tanti auguri, perché le vorrò sempre bene.
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