Il dolore dell'avvocata dopo la terribile vicenda
Avvocata accoltellata dal cliente: “Vorrei digli che capisco le sue fragilità, è stato travolto da cose più grandi di lui”
“Come posso odiare una persona che non sapeva quello che stava facendo?”. Così Meri Zorz, avvocato civilista, 50 anni, che lunedì scorso è stata brutalmente accoltellata da un cliente nel suo studio a Oderzo, in provincia di Treviso. L’uomo, un 53enne, è poi fuggito e si è tolto la vita. Una tragedia nella tragedia che ha scosso il piccolo centro nel trevigiano. L’avvocata è stata dimessa dall’ospedale dopo essere stata colpita alla spalla e alla mano, è tornata a casa e con il Corriere della Sera ha ripercorso quei drammatici momenti.
Tutto è iniziato per una lite, lei aveva intenzione di non seguire più la sua causa e glielo aveva comunicato. Dopo l’incubo che ha vissuto, le sue parole sono forti: “Il suo è stato il gesto di una persona in difficoltà e non c’era un particolare motivo: sì, avevo deciso di non seguirlo più e lui lo aveva capito. Probabilmente si è sentito per l’ennesima volta solo. Nella sua testa ho provato a entrarci ma è come se ci fossero due persone dentro di lui, una persona adorabile, buonissima, dolcissima, religiosa. Dall’altro lato c’era una persona, un’entità, qualcosa di malvagio. Ha creato due profili Facebook, uno con uno sguardo disteso in montagna e uno cupo, tetro. Io vedevo lui come quello del primo profilo, dolce e gentile. Poi lunedì è comparso quell’altro”.
Zorz continua ad avere toni concilianti nei confronti del suo cliente di cui ha compreso il disagio. E nonostante il dolore e la paura di non poter più riabbracciare la sua figlioletta che l’aspettava a casa ha detto: “Non si può non avere pena per una persona che comunque si è trovata in quel disagio, in quella situazione più grande di lui. Era fragile, non riusciva da solo a gestire la situazione (l’incendio della casa, la morte del padre e il sostegno ai due fratelli, ndr). Come posso odiare una persona che non sapeva quello che stava facendo?”.
Di quel drammatico lunedì ricorda pochi dettagli concitati: la lite, l’aggressione e poi la corsa in piazza, fuori dall’ufficio per cercare soccorso. “Questa doppia personalità che è subentrata… In quegli attimi non era più lui. Anche quel giorno sembrava collaborativo, tranquillo… Gli stavo dicendo: ‘Guarda, ti restituisco le carte’ e stavo scegliendo gli originali e le copie da dare. Vorrei dire, se fosse qua, che non ce l’ho con lui, che capisco che era fragile e che mi dispiace tanto che abbia scelto una fine così”. Il dolore per l’accaduto resta tanto e ancora per qualche giorno non tornerà a lavoro. “Io non mi sono mai assentata neppure per la maternità, ma devo prendermi il tempo necessario per rielaborare e ho bisogno di farmi aiutare. Poi ricomincerò con lo stesso entusiasmo e la stessa empatia per i clienti”, ha concluso.
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