Quando mancava un miglio per arrivare a Lampedusa, il barcone si è capovolto. I soccorritori sono riusciti a mettere in salvo 149 naufraghi ma altri 5, tra cui tre donne,  non ce l’hanno fatta. Sono stati trovati i loro cadaveri fra spiaggia e mare. Tutto il personale della Guardia costiera e della Guardia di finanza di Lampedusa è mobilitato da ieri pomeriggio. Le ricerche sono meticolose e capillari e vengono effettuate tanto via mare quanto via terra. In un primo momento si pensava che i morti fossero 7 ma i corpi di altre due donne sono stati ritrovati a terra da personale della Guardia di Finanza.

Intanto la Procura di Agrigento ha aperto un fascicolo d’inchiesta per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, naufragio e omicidio colposo plurimo. Già da ieri sera il procuratore aggiunto Salvatore Vella sta seguendo sistematicamente l’evolversi del caso e ha gestito prima la complessa macchina dei soccorsi dei naufraghi e oggi quella del recupero delle salme che fino ad ora sono sette.

La speranza è che in mare non ci sia più nessuno, ma i sopravvissuti dicono di essere partiti in 169 e se il numero risponde al vero, all’appello mancano venti persone. Sul molo, dove i naufraghi infreddoliti e coi vestiti fradici attendono che un piccolo pulmino, a gruppi di dieci, li porti al coperto, ci sono due uomini disperati perchè le loro mogli non sono mai arrivate sulla terraferma, mentre le motovedette continuano le ricerche con raffiche di Libeccio fino a 23 nodi e onde alte, nel buio pesto della sera, coadiuvate da un aereo che perlustra l’area e dalle forze dell’ordine che ispezionano la costa nell’ipotesi che qualcuno possa aver raggiunto l’isola a nuoto.

I due uomini inconsolabili, un giovane eritreo e un libico, scrutano ogni movimento e prestano l’orecchio a ogni sibilo di motore che arriva dal mare; poi ripassano i volti dei compagni in coda che avanzano lentamente verso l’uscita del molo, avvolti nelle coperte termiche. Il bilancio ufficiale, finora, parla di 149 sopravvissuti, arrivati a un tiro di schioppo dalla meta su una barca di poco più di dieci metri. Inizialmente si era diffusa la voce che alcuni corpi galleggiassero in acqua, ma si trattava di giubbotti di salvataggio e di oggetti caduti in mare.

“Dove sono papà e mamma?”. È la richiesta accorata di due fratellini tunisini che, per l’intera giornata, all’hotspot di Lampedusa (Ag), hanno cercato in lacrime i loro genitori spezzando il cuore agli agenti di polizia che tentavano inutilmente di consolarli. Il papà e la mamma dei due bimbi non figurano infatti nell’elenco dei 149 sopravvissuti dell’ultimo naufragio avvenuto ieri davanti alle coste di Lampedusa. Come non ci sono le mogli di un giovane eritreo e di un ragazzo libico che hanno iniziato a cercarle non appena sbarcati al molo Favarolo. Fino ad ora sono 5 le vittime – tutte donne – recuperate dai militari della Guardia costiera e della Guardia di finanza, nel tratto di mare tra Cala Galera e l’isola dei conigli. Due cadaveri erano sull’arenile e sono stati portati a braccia sul ripido e scosceso sentiero, di circa 4 chilometri, che collega con la strada. A bordo del barcone, secondo le testimonianze dei superstiti, vi erano in tutto 169 migranti.

All’appello mancano dunque, oltre alle salme già recuperate, altri 15 dispersi. La polizia Scientifica della Questura di Agrigento ha iniziato gli accertamenti sui cadaveri, esattamente come è’ avvenuto lo scorso 7 ottobre quando – fra Lampedusa e Lampione – si capovolse un altro barcone carico di migranti e vennero recuperati i cadaveri di 13 donne. Il riconoscimento delle salme, tra le quali potrebbero esserci la mamma dei due fratellini e le moglie dei due giovani migranti, non è ancora avvenuto.

Le 149 persone tratte in salvo, fra cui un ipovedente, sono vive anche grazie a due pescatori lampedusani, Stefano Martello e Calogero Sanguedolce, che hanno dato l’allarme. Mentre stavano passeggiando lungo la costa hanno scorto il barcone che stava per capovolgersi a causa delle onde altissime e hanno subito chiamato la Capitaneria. Sul posto sono arrivate nel giro di pochi minuti le unita’ della Guardia Costiera e della Guardia di Finanza che si sono adoperate con ogni mezzo. Gli equipaggi hanno cominciato a lanciare in acqua salvagenti, galleggianti, parabordi e ogni altro oggetto utile per permettere ai naufraghi di aggrapparsi. Anche il direttore di macchina di una motovedetta della Guardia Costiera si è tuffato nel mare in tempesta per aiutare le persone che annaspavano. Solo grazie all’allarme dei due pescatori e all’intervento immediata dei soccorritori la tragedia non ha avuto dunque un bilancio ancora più pesante. “Contiamo i morti. Siamo tornati a contare i morti e lo stiamo facendo, ancora una volta, nel silenzio più assoluto e nell’indifferenza” ha commentato con amarezza il sindaco di Lampedusa e Linosa, Salvatore Martello.

Intanto è approdata al molo Norimberga del porto di Messina la nave Ocean Viking di Sos Mediterranee e Medici senza Frontiere con 213 migranti a bordo. La decisione è stata presa dopo che Italia, Germania, Francia e Malta hanno congiuntamente richiesto alla Commissione europea l’attivazione della procedura di ricollocamento dei migranti salvati. La situazione dovrebbe sbloccarsi anche per le altre navi di altre due Ong, Open Arms e Aita Mari, che si trovano al largo della Sicilia con centinaia di migranti salvati nei giorni scorsi. “Hanno chiesto il porto all’Italia e presumibilmente lo avranno” ha detto il ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese.

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