L’aumento dell’inflazione. La variante Delta del Covid-19. La resistenza dei Repubblicani al Congresso. Sono questi i tre ostacoli che Joe Biden dovrà superare per favorire la ripresa economica degli Stati Uniti.
Ma le tensioni politiche potrebbero rivelarsi la barriera più difficile da oltrepassare. Mitch McConnell, il leader della minoranza al Senato, ha già promesso che i repubblicani voteranno contro l’aumento del limite di prestito federale, anche se questo voto contrario potrebbe provocare il rischio di un default che farebbe crollare l’economia. «Non riesco a immaginare un solo voto repubblicano espresso a favore dell’aumento del tetto del debito», tuona McConnell in una recente intervisra a Puchbowl News.

Il Congressional Budget Office (che è, in qualche modo, l’equivalente del nostro Ufficio Parlamentare del Bilancio) ha già avvertito, però, che se il Congresso non aumenta in fretta il tetto del debito, il governo federale finirà i soldi entro ottobre o novembre. «L’ultima cosa di cui l’economia ha bisogno è una crisi artificiale», ha dichiarato alla Cnn Joe Brusuelas, capo economista di RSM International, una rete multinazionale di società di contabilità, tra le più importanti al mondo per fatturato. In sostanza, il debito americano è considerato tra i titoli più sicuri del pianeta, il punto di riferimento per misurare tutti gli altri rischi. Ma anche un ‘quasi default’ potrebbe far impennare i tassi di interesse e alzare il costo dei prestiti su qualsiasi cosa, dai prestiti auto ai mutui. La conseguenza sarebbe così il crollo dei mercati.

Ecco perché secondo Brusuelas un voto contrario del Congresso sarebbe letale. «Se si vuole il caos nei mercati finanziari e una replica della crisi finanziaria globale, questa sarebbe la strada più rapida per l’inferno», avverte l’economista. Che richiama la politica alla ragione: «Gli adulti nella stanza devono prendere il controllo».

E a proposito di “adulti nella stanza”, la reazione di Joe Biden, che è il più titolato per giocare in quel ruolo, appare ispirata da una tranquilla ironia. In un recente colloquio con i giornalisti ha dichiarato: «Sapete, proprio negli ultimi quattro anni hanno esteso il limite del debito», ricordando che i repubblicani non hanno avuto problemi ad aumentare il limite di prestito quando un repubblicano come Donald Trump era alla Casa Bianca.

Ma davvero filerà tutto liscio come auspica il presidente? Restano molti dubbi, tant’è vero che gli economisti di Goldman Sachs, in un rapporto della settimana scorsa, avvertono che «i tempi di scadenza del limite del debito e l’intersezione della questione con il più ampio dibattito fiscale rischiano di portare a un’elevata incertezza a fine settembre, quando il Congresso dovrà estendere l’ordine di spesa». A quel punto, la ripresa economica potrebbe dipendere parecchio dalla capacità dei democratici di trovare la formula giusta per procedere. Così, mentre gli economisti di Goldman Sachs si aspettano che i democratici del Congresso tenteranno un accordo con i repubblicani, Ed Mills, analista politico presso la banca d’affari Raymond James, non crede nelle soluzioni bipartisan e prevede che i democratici cercheranno di forzare il blocco del Gop con un escamotage che richiederebbe solo un voto a maggioranza semplice. Ma per capire quale tecnica parlamentare sarà perseguita alla fine, bisognerà aspettare settembre. Intanto, l’agenzia Fitch minaccia una riduzione del rating creditizio dell’America, proprio a causa della recrudescenza della polarizzazione politica, già plasticamente rappresentata dall’insurrezione del 6 gennaio.

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