Il presidente: «Perdono tempo»
Biden, l’impeachment e le parole del figlio Hunter: “Mio padre mai coinvolto nelle mie attività”
“Anziché fare qualcosa di buono per migliorare la vita degli americani invece sono impegnatissimi ad attaccare me con pure bugie”. Questa è stata l’unica reazione formale del presidente Joe Biden quando ha appreso che i repubblicani si erano decisi a chiedere un’inchiesta formale in vista di una possibile incriminazione (per ora del tutto vaga). La proposta passata con una netta maggioranza alla Camera fino a un anno fa non era gradita alla maggior parte dei rappresentanti repubblicani. Mancano prove di qualsiasi comportamento penale rilevante e anche di scadente condotta politica, e questo aveva frenato l’iniziativa dell’ala trumpiana del partito. Ma a settembre lo speaker repubblicano di allora, Kevin McCarthy, a sorpresa e con un gesto unilaterale, disse di sentirsi obbligato a chiedere l’impeachment del presidente perché così aveva promesso alla destra del partito.
Sembrava quindi che soltanto una frangia estrema del Gop sostenesse la linea dura dell’avviamento di una inchiesta formale contro la Casa Bianca, ma mercoledì la sorpresa è stata che non soltanto l’estrema destra del partito repubblicano, ma tutto il partito in blocco aveva votato per l’apertura formale di avvio dell’impeachment che è passato con 221 voti contro 212.
Ciò che questa decisione mostra non è dunque una vera presunta colpevolezza Biden per azioni di rilievo penale, ma dimostra in maniera clamorosa come il partito repubblicano da un anno a questa parte si sia compattato sulle posizioni di Donald Trump e abbia abbandonato ogni battaglia politica sulle leggi da discutere e da approvare per disporsi in formazione da battaglia elettorale. Biden, quindi, ha avuto facile gioco nel ripetere che i repubblicani “anziché fare il loro lavoro parlamentare abbiano deciso di perdere tempo per mandare avanti una procedura che gli stessi repubblicani ammettono essere totalmente priva di fatti”. Si è messa comunque in moto una macchina formale e sostanziale imponente, come ha fatto notare il Presidente della Commissione sulle procedure Tom Cole, deputato dell’Oklahoma, che ha spiegato in aula quali ulteriori poteri abbia ottenuto attraverso il voto la camera bassa per poter investigare sul presidente in carica: “È da settembre che la Camera è impegnata nell’inchiesta di impeachment per vedere se esistono o no le basi per l’esercizio costituzionale del potere di messa in stato d’accusa del presidente degli Stati Uniti. Alle nostre richieste i democratici hanno risposto picche facendo di tutto perché alla Camera fossero negati gli strumenti formali per condurre un’inchiesta che non possa essere liquidata con un’alzata di spalle. Ebbene, la risoluzione oggi approvata riconosce l’opportunità di una inchiesta garantendo alla Camera il diritto di emettere mandati di comparizione non opponibili come è avvenuto finora, perché la Casa Bianca e i democratici hanno sprezzantemente respinto ogni richiesta proveniente dalla Camera”.
I parlamentari democratici hanno risposto che la richiesta di impeachment è soltanto fumo negli occhi e il deputato Jim McGovern del Massachussetts ha detto a nome del suo partito che “there was nothing but rank politics at play”, ovvero che la decisione di votare per l’impeachment è soltanto il risultato di un gioco all’intero del partito repubblicano. E ha aggiunto che tutta la manovra è stata guidata da Donald Trump al quale ormai i repubblicani obbediscono come soldatini: vuole l’impeachment, e loro glielo danno affinché lui lo usi contro il presidente Biden.
Ma la decisione di votare l’apertura dell’inchiesta che dà al Congresso poteri giudiziari arriva dopo che il figlio del Presidente, Hunter Biden, ha risposto con un’alzata di spalle all’invito a sottomettersi a una deposizione in commissione. La posizione di Hunter è compromessa per una serie di reati di corruzione in Ucraina. Il rifiuto a presentarsi e accettare un interrogatorio in Commissione ha mandato in bestia lo stesso Donald Trump che ha premuto sul gruppo parlamentare affinché rispondesse all’oltraggio con un voto compatto. E così è stato. Il figlio di Biden ha replicato di essere sempre disponibile a un interrogatorio per rispondere alle accuse contro suo padre, ma soltanto in pubblico e mai dietro una stanza a porte chiuse, perché i repubblicani userebbero certamente le sue parole con un sapiente copia e incolla per fargli dire quello che vogliono loro.
La Camera si è invece dotata degli strumenti legali per poterlo interrogare “a porte chiuse, piaccia o non piaccia a Hunter Biden”. La questione ha risvolti molto pericolosi perché le domande dovrebbero riguardare non soltanto gli affari in Ucraina, ma anche quelli con la Cina, che porrebbero il figlio del Presidente degli Stati Uniti in una luce sinistra perché autorizzano il legittimo dubbio che il padre sapesse che cosa stava combinando suo figlio e ne fosse dunque complice, con danni incalcolabili sulla politica estera americana.
A questo punto dolente Hunter Biden risponde, come ha fatto ieri, che lui può “dichiarare nel modo più formale che mio padre non è stato mai minimamente coinvolto nei miei affari, né come avvocato, né come partner in affari cinesi privati”.
Le parole di Hunter Biden sono state considerate altamente offensive per il Congresso e il Presidente della Commissione Giustizia, Jim Jordan, lo ha minacciato di arresto per disprezzo del Parlamento se non si presenterà a testimoniare con le modalità stabilite dalle regole del Congresso. Tutti sanno che Donald Trump è furioso perché come Presidente fu sottoposto ad impeachment due volte e vuole come atto politico urgentissimo che la sia resa pari al suo avversario contro cui si batterà per la Casa Bianca. Gli ultimi sondaggi lo danno per ora nettamente in testa, e questa è la ragione più ovvia per spiegare la ritrovata compattezza del Partito che si sente alla vigilia della vittoria e che si riconosce anche nel candidato ex Presidente che un anno fa era ancora in una posizione precaria.
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