L’obiettivo annunciato non è stato ancora centrato. Parliamo dei bambini in carcere, un orrore al quale non si riesce a porre fine. «Ad oggi abbiamo in carico 15 madri detenute, con 16 figli in totale al seguito. Di queste madri (5 italiane, 10 straniere), 5 sono ancora imputate. La maggior parte delle madri con figli è ospite dell’Istituto a custodia attenuata per madri a Lauro, in provincia di Avellino», ha spiegato la ministra della Giustizia Marta Cartabia, in audizione in Commissione infanzia. Mesi fa la ministra aveva affermato «mai più bambini in carcere».

La strada per questo traguardo, però, è ancora lunga, lastricata di difficoltà, forse anche e soprattutto culturali, di ritardi come quello che ancora non ha portato all’esame in Commissione della proposta di modificare il codice penale, il codice di procedura penale e la legge del 21 aprile 2011 in materia, appunto, di tutela del rapporto tra detenute madri e figli minori. Una proposta di legge di cui è promotore Paolo Siani, deputato e pediatra, che da tempo sottolinea l’importanza, nella crescita di ogni bambino, dei primi tre anni di vita. Pensare che ci sono bambini che vivono questi primi anni dietro le sbarre, che ci restano anche oltre i tre anni, magari fino a sei, è un pensiero che rompe il fiato.

È vero che da qualche anno, in Campania, sono tutti nell’istituto di Lauro, nell’Avellinese, che grazie al contributo della facoltà di Architettura dell’università di Napoli Federico II è stato ristrutturato in modo da rendere le celle simili a bilocali e il resto dei locali quanto più possibile lontani dal tetro grigiore di una prigione, ma si tratta pur sempre di una struttura penitenziaria. I bambini in tenera età ci vanno perché le loro madri sono detenute.

Colpisce che su sedici detenute madri recluse in Italia, nove con dieci bambini al seguito siano nella nostra regione (per il resto, due madri sono nell’Icam milanese di San Vittore, due in quello di Torino, una nell’Icam di Venezia Giudecca, mentre un’altra donna con il suo bambino sta scontando la sua pena col figlio invece nella casa circondariale di Reggio Calabria, dunque non in una struttura protetta). Rispetto al passato il numero dei bambini in cella con le loro madri è diminuito, ma in misura veramente impercettibile: a gennaio 2019 13 detenute con 14 figli, a gennaio 2020 8 detenute con 10 figli al seguito, a gennaio 2021 9 detenute e 11 figli. L’obiettivo «mai più» è davvero ancora lontano.

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Napoletana, laureata in Economia e con un master in Marketing e Comunicazione, è giornalista professionista dal 2007. Per Il Riformista si occupa di giustizia ed economia. Esperta di cronaca nera e giudiziaria ha lavorato nella redazione del quotidiano Cronache di Napoli per poi collaborare con testate nazionali (Il Mattino, Il Sole 24 Ore) e agenzie di stampa (TMNews, Askanews).