Sono in programma martedì 3 agosto i funerali di Emanuele Melillo, l’autista di 33 anni morto nel drammatico incidente che lo scorso 22 luglio ha interessato un autobus di linea dell’azienda Atc con a bordo 11 passeggeri, precipitato nel vuoto finendo la propria corsa sulla spiaggia, a ridosso di un lido nella zona di Marina Grande. Melillo è l’unica vittima di un incidente, le cui cause sono tutte da accertare, che ha provocato anche 23 feriti, alcuni di loro in modo grave ma nessuno in pericolo di vita.

L’ultimo saluto al giovane autista-eroe, che da pendolare ogni giorno si spostava sull’isola Azzurra per lavoro, si terranno alle 16 nella Chiesa di San Lorenzo in piazza San Gaetano, nel cuore del centro storico di Napoli. Nella giornata di ieri, giovedì 29 luglio, il sostituto procuratore di Napoli Giuseppe Tittaferrante ha dato il via libera alla sepoltura dopo i numerosi esami eseguiti sul corpo di Melillo per chiarire quanto prima le cause che hanno portato al suo decesso.

Inizialmente si era pensato a un malore, un infarto mentre era alla guida. Ipotesi questa smentita dai primi esiti dell’autopsia. “Dagli accertamenti eseguiti è emerso che le cause del decesso sarebbero riconducibili a ‘lesioni multiple agli organi toraco-addominali‘: al momento, quindi, sembrerebbe escluso che il decesso sia stato causato da un malore o da una patologia” ha chiarito la scorsa settimana Giovanna Cacciapuoti, legale della famiglia della vittima. Ad ogni modo, come spiega l’avvocato, “bisogna attendere l’esito degli esami istologici al cuore e al cervello, e di quello tossicologico, per avere un quadro più chiaro”. Esami questi che sono stati ultimati nella giornata di giovedì 29 luglio alla clinica Pineta Grande di Castel Volturno (Caserta).

Melillo aveva avuta una figlia, che oggi ha 10 anni, da una precedente relazione e da pochi mesi la nuova compagna, Rosaria, è in dolce attesa. Sorridente, capelli lunghi, sportivo, tifosissimo del Napoli e amante dei tatuaggi, Emanuele lo scorso 29 giugno sui social aveva annunciato l’arrivo di un figlio.

Le indagini: accertamenti sulle condizioni del minibus e sulla ringhiera protettiva

L’ipotesi su cui è a lavoro la procura di Napoli è quella di omicidio colposo. Continuano gli accertamenti sul mezzo e su quel tratto di strada per escludere il guasto meccanico. Si verifica che le revisioni siano in regola, si controllano i documenti della società privata Atc, al vaglio anche i turni di Emanuele, i giorni in cui ha lavorato, i riposi oltre alle condizioni del minibus, in particolare ruote e motore, che secondo alcuni colleghi di Melillo era “obsoleto”. Accertamenti anche sulla ringhiera di protezione divelta dal mezzo guidato da Melillo, poi precipitato nel lido sottostante.

Minibus che resta ancora da rimuovere perché bloccato nella scarpata tra il corridoio di passaggio verso la spiaggia libera del porto e lo stabilimento balneare “Da Gemma”. Nei prossimi giorni dovrebbe intervenire per la rimozione un elicottero specializzato del Saf: la Procura avrebbe infatti scartato l’ipotesi di effettuare l’incidente probatorio sul retro del lido. Quando la ‘carcassa’ del minibus verrà agganciata dall’elicottero, dovrebbe quindi essere trasportata sulle banchine del porto di Capri e da lì trasportata da una imbarcazione fino a Napoli, dove il mezzo resterà a disposizione degli inquirenti per le perizie.

La famiglia: “Vogliamo la verità, Emanuele era sano”

“Mio fratello era sano come un pesce, non soffriva di niente, era un leone. Ora vogliamo la verità”, ha dichiarato a Repubblica Amalia, 43 anni, sorella di Emanuele. Non riesce a rassegnarsi, dopo la notizia dell’incidente: “Mi ha chiamato un parente che lavora a Capri, mi ha detto prega, la vita di tuo fratello è appesa a un filo. Ho pregato ma non è servito”. Ripete più volte che Emanuele era un gran lavoratore, “uno stakanovista, non si lamentava mai, quando era maltempo e non riusciva a rientrare, ha dormito più di una volta con il sacco a pelo in un garage, pur di lavorare. Ha lavorato anche gratis, quando l’azienda era in difficoltà, ha fatto mille mestieri, voleva fare l’infermiere”.

La testimonianza: “Ruota fuori dall’asse”

Era come se la ruota fosse uscita fuori dall’asse, come se avesse urtato contro un marciapiede”. È questa la versione resa da uno dei passeggeri del minibus di Capri. “Non c’è stato malore, il conducente non ha avuto un mancamento, ma ha resistito fino alla fine, ha provato con tutte le sue forze a raddrizzare la corsa del mezzo, che nel frattempo era sbandato”.

 

 

 

Redazione

Autore