Continuano le indagini per capire cosa abbia portato il minubus a precipitare a Capri sul lido. Unica vittima dell’incidente è stato il 33enne Emanuele Melillo, alla guida del minibus della società Azienda Trasporti Campania. Napoletano del Rione Sanità, ogni giorno, da pendolare, si spostava sull’isola Azzurra per lavorare. Melillo aveva avuto in figlio da una precedente relazione e da poche settimane la nuova compagna era in dolce attesa.

Dai risultati dell’autopsia si esclude che il 33enne possa aver avuto un malore prima dello schianto. “Dagli accertamenti eseguiti oggi è emerso che le cause del decesso sarebbero riconducibili a ‘lesioni multiple agli organi toraco-addominali‘: al momento, quindi, sembrerebbe escluso che il decesso sia stato causato da un malore o da una patologia”. A chiarirlo Giovanna Cacciapuoti, legale della famiglia della vittima. Ad ogni modo, come spiega l’avvocato, “bisogna attendere l’esito degli esami istologici al cuore e al cervello, e di quello tossicologico, per avere un quadro più chiaro”.

L’ipotesi su cui si lavora in queste ore è omicidio colposo ma continuano gli accertamenti sul mezzo e su quel tratto di strada per escludere il guasto meccanico. Si verifica che le revisioni siano in regola, si controllano i documenti della società privata Atc, al vaglio anche i turni di Emanuele, i giorni in cui ha lavorato, i riposi.

La famiglia di Emanuele si stringe nel dolore. Rosaria, la sua compagna è in attesa al quarto mese. È sconvolta per quella perdita che mai avrebbe potuto immaginare. Giovedì, quando la famiglia ha saputo della notizia, nessuno ha avuto il coraggio di dirle nulla. Ha scoperto di quella tragedia dalle urla della sua famiglia.

“Mio fratello era sano come un pesce, non soffriva di niente, era un leone. Ora vogliamo la verità”, dice a Repubblica Amalia, 43 anni, sorella di Emanuele. Non riesce a rassegnarsi, dopo la notizia dell’incidente: “Mi ha chiamato un parente che lavora a Capri, mi ha detto prega, la vita di tuo fratello è appesa a un filo. Ho pregato ma non è servito”. Ripete più volte che Emanuele era un gran lavoratore, “uno stakanovista, non si lamentava mai, quando era maltempo e non riusciva a rientrare, ha dormito più di una volta con il sacco a pelo in un garage, pur di lavorare. Ha lavorato anche gratis, quando l’azienda era in difficoltà, ha fatto mille mestieri, voleva fare l’infermiere”.

Emanuele lascia una figlia di 10 anni, Zaira, avuta dalla prima moglie. Non si rassegna Amalia: “Ho provato a chiamarlo al cellulare tante volte, pur sapendo che non avrebbe risposto”.
Intanto il dolore si abbatte anche sui colleghi che puntano il dito contro la flotta di messi troppo obsoleta. “Si tratta di autobus euro 2 e 3, come quello che guidava Emanuele – commenta Franco Chierchia, Usb come riporta Repubblica – ma abbiamo anche bus euro 0″.

Molta attenzione è rivolta anche alla capienza dei mezzi, una ventina i passeggeri consentiti per le norme Covid su un totale di 35. Ma con il guasto della funicolare, potrebbero essere saliti più numerosi sul bus di Emanuele. In tanti ricordano gli ultimi episodi, relativi alle strade strette dell’isola. “Una settimana fa – racconta Chierchia – in quello stesso punto dove è accaduto l’incidente, un furgone che trasportava mobili ha sbandato ed è finito contro il balcone di un’abitazione privata. Spesso i marciapiedi troppo piccoli non consentono ai pedoni di camminare e noi ce li ritroviamo davanti”.

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Laureata in Filosofia, classe 1990, è appassionata di politica e tecnologia. È innamorata di Napoli di cui cerca di raccontare le mille sfaccettature, raccontando le storie delle persone, cercando di rimanere distante dagli stereotipi.