Le prime avvisaglie si erano avute a giugno, quando sotto inchiesta erano finiti i fratelli del senatore Luigi Cesaro, uomo forte del centrodestra in Campania. Già allora si era capito che la magistratura sarebbe entrata a gamba tesa sulla campagna elettorale per le regionali. Poi, a meno di due settimane dal voto, è arrivata la conferma. Ora tocca al governatore Vincenzo De Luca uscire dalla morsa in cui l’hanno stretto i pm napoletani, da una parte, e un’opinione pubblica distratta, dall’altra.

Già, perché sul presidente della Regione uscente, che i sondaggi danno in vantaggio sugli sfidanti, pesa una doppia anomalia: una, per così dire, “giudiziaria” e un’altra, se vogliamo, culturale. Partiamo dalla prima. Nessuno – per carità – vuole sostenere che la Procura di Napoli abbia lasciato trapelare la notizia dell’inchiesta a carico di De Luca proprio nel momento in cui quest’ultimo è impegnato nel rush finale della campagna elettorale. Le perplessità, però ci sono. L’indagine si riferisce a fatti risalenti a tre anni fa. Era il 15 settembre 2017 quando l’auto guidata da un componente dello staff di De Luca – uno dei quattro agenti di polizia municipale salernitani che il governatore avrebbe poi irregolarmente “trasformato” in membri della sua segreteria – travolgeva lo scooter in sella al quale viaggiava una 22enne, dopo aver imboccato contromano una strada a senso unico di Salerno.

Sono trascorsi ben tre anni, il presidente della Regione è stato anche ascoltato dai pm, nessuno ha saputo nulla fino a quando non si è arrivati nel momento-clou della campagna elettorale, quando il confronto tra le forze politiche in campo dovrebbe essere incentrato sui contenuti dei programmi e non alterato da polemiche, accuse e sospetti legati alle inchieste della magistratura. Il che induce a ritenere che qualche “mano anonima” abbia scientemente passato la notizia dell’indagine alla stampa. In Italia, d’altra parte, funziona così da sempre: se hai difficoltà a battere l’avversario sul terreno politico e programmatico, basta farlo finire sotto il fuoco incrociato di pm e giornalisti. C’è anche un secondo aspetto di questa vicenda che non convince. L’incidente dal quale è nata l’inchiesta avvenne lungo una strada a senso unico che l’auto blu di De Luca percorreva contromano.

Attenzione: una specifica disposizione consentiva alle vetture di forze dell’ordine e rappresentati delle istituzioni di procedere in direzione opposta a quella indicata dalla segnaletica, almeno per un certo tratto di strada. Contro questa eccezione, indigesta a molti in quel di Salerno, ha preso posizione soltanto una persona. E cioè la ragazza investita dall’auto di De Luca. Che cosa vuol dire? In Campania c’è un’opinione pubblica distratta che non s’indigna per determinati fatti e non protesta contro determinate scelte amministrative quando dovrebbe, cioè nell’immediato.

Nel caso specifico, i cittadini avrebbero dovuto alzare la voce e contestare il permesso concesso alle auto blu di viaggiare contromano per quel tratto di strada. Invece, all’epoca dei fatti, la vicenda fu ridimensionata o addirittura tacitata senza che nessun esponente della società civile facesse battesse i pugni sul tavolo fino a costringere il Comune a rivedere il piano traffico. Ora, però, gran parte di quella stessa opinione pubblica commenta con rabbia l’inchiesta su De Luca. Il motivo è la campagna elettorale, il periodo in cui i candidati abbaiano l’uno contro l’altro e le rispettive “tifoserie” si scatenano. Eppure non dovrebbe funzionare così: bisognerebbe indignarsi e denunciare quello che non va sempre, non quando lo impongono la convenienza personale e il calcolo elettorale.

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Classe 1987, giornalista professionista, ha cominciato a collaborare con diverse testate giornalistiche quando ancora era iscritto alla facoltà di Giurisprudenza dell'università Federico II di Napoli dove si è successivamente laureato. Per undici anni corrispondente del Mattino dalla penisola sorrentina, ha lavorato anche come addetto stampa e social media manager prima di cominciare, nel 2019, la sua esperienza al Riformista.