Alla faccia del fair play e dello spirito olimpico. Marcell Jacobs ha vinto la medaglia d’oro nella finale dei 100 metri alle Olimpiadi di Tokyo. È l’erede di Usain Bolt. Ha corso la sua finale in 9”80. Un vincitore inaspettato, ha sconvolto il mondo dopo essere diventato il primo italiano in una finale olimpica della specialità. Il coronamento di un percorso duro e di una storia complicata. Ebbene, tutto troppo losco, troppo oscuro, per alcuni giornali e giornalisti stranieri; in particolare per statunitensi e britannici che pronunciano o lasciano intendere: è doping.

“Sarebbe ingiusto accusare Jacobs: a lui va dato il beneficio del dubbio, ma all’atletica no”, ha scritto l’americano Washington Post, tra i giornali più autorevoli del mondo, che accusa l’atletica mondiale, “disseminata di campioni pop up rivelatisi poi imbroglioni col doping”. E ancora: “Non è colpa sua se la storia dell’atletica leggera fa sospettare per i miglioramenti così improvvisi e così enormi”. Che classe, far finta di niente dopo averla messa lì senza alcun indizio o prova o scoop. Da Tokyo non è stato sollevato alcun dubbio sulla legittimità della prova di Jacobs – che naturalmente si è sottoposto al test anti-doping. Il ragionamento del Wp – che definisce Jacobs “Obscure Italian from Texas” – procede al contrario: è dubbio questo successo in virtù dello stesso successo. Per capirci: il vincitore è un dopato che non è stato ancora scoperto.

A metterla giù ancora più pesante è Tariq Panja del New York Times. “Jacobs è un esempio per gli altri atleti che trascorrono anni a sgobbare ai margini dei campionati più importanti. Vorranno sapere qual è il suo segreto. Che notevole cambiamento di fortuna – ha scritto in una serie di Tweet – Jacobs non aveva mai corso sotto i 10 secondi fino a questa stagione. Ha 26 anni. Il lockdown sembra essere stato estremamente gentile con lui. Difficile capire l’improvviso progresso. Farei un’intervista interessante”. L’insinuazione più affilata: “È davvero una svolta notevole. Se queste Olimpiadi si fossero svolte l’anno scorso come previsto, il miglior tempo di Jacobs sarebbe stato 10.11, 33. Il più veloce al mondo? Nemmeno il più veloce in Italia. Semplicemente sbalorditivo”.

Tokyo 2020 è stata rinviata di un anno per i motivi che tutti sanno – una pandemia internazionale. Jacobs è sempre stato considerato uno sprinter inespresso. A settembre 2020 ha cominciato a lavorare con Nicoletta Romanazzi, mental coach, che lo ha aiutato a riallacciare la relazione con il padre – militare americano che ha abbandonato lui e la madre quando Jacobs aveva meno di un anno – e a concentrarsi sulle sue possibilità. “È entrata nel mio team insieme al mio storico allenatore Paolo Camossi. Con lei ho accettato di lavorare in profondità sulle mie paure e sui miei fantasmi. Non è stato facile: c’è una parte intima che non vogliamo mostrare nemmeno a noi stessi. Però imparo in fretta. Il lavoro psicologico è iniziato a settembre dell’anno scorso e in sei mesi ho ottenuto un oro europeo indoor, il 9”95 di Savona, i tre record italiani ai Giochi e l’oro olimpico in 9”80”, ha detto la medaglia d’oro.

Altre insinuazioni da parte del britannico Times: “Da Ben Johnson a Gatlin a Coleman, l’arrivo di una nuova stella mette in allerta”, ha scritto il giornale inglese, aggiungendo che delle 50 migliori prestazioni mondiali dei 100, a parte le 14 realizzate da Bolt, 32 su 36 sono di velocisti poi risultati positivi. Sullo stesso tono le considerazioni dell’inviato del quotidiano in Giappone. Quindi a prescindere vale il sospetto, l’accusa o il dubbio. “C’è qualcosa dietro”, a prescindere. Forse nutrito dalla squalifica per falsa partenza del velocista britannico, tra i favoriti della vigilia. Se Jacobs ha detto che ci metterà dei giorni a realizzare quello che è successo ieri a Tokyo, comunque, lo stesso non varrà per qualche giornalista. La medaglia d’oro it’s coming Rome.

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Giornalista professionista. Ha frequentato studiato e si è laureato in lingue. Ha frequentato la Scuola di Giornalismo di Napoli del Suor Orsola Benincasa. Ha collaborato con l’agenzia di stampa AdnKronos. Ha scritto di sport, cultura, spettacoli.