“Se una canzone mi fa volare, mi fa attraversare i muri ma da normale, non lo so fare, non so nuotare, non so uscire di prigione ma so cantare una canzone d’evasione”. Recita così il ritornello de “Canzone d’evasione”, il nuovo singolo del collettivo “Gli ultimi saranno”, che con un brano e un videoclip hanno deciso di promuovere la Proposta di Legge ‘‘Disposizioni per la promozione e il sostegno delle attività teatrali negli istituti penitenziari”. In pratica di portare tutto il bello e il buono dell’arte nei luoghi di reclusione come viatico di benessere e ricostruzione di se stessi.

La canzone ha un ritmo travolgente e trae ispirazione dai numerosi incontri con i detenuti e i lavoratori degli istituti carcerari italiani. Il collettivo è composto da un gruppo di artisti, musicisti e attori, e ha il proposito di creare e intensificare legami tra società civile e persone o gruppi di persone appartenenti a realtà socialmente periferiche attraverso l’espressione artistica. La loro azione si concentra molto sulle carceri italiane che sono troppo spesso luoghi di abbandono dimenticati anche dalle istituzioni.

“Gli Ultimi Saranno” nasce da un’intuizione di Raffaele Bruno, scrittore, attore, regista e parlamentare della Camera dei Deputati. L’iniziativa è ispirata alla decennale esperienza di Delirio Creativo, un rito teatrale di creazione e improvvisazione collettiva di cui Bruno è ideatore. Il collettivo artistico ha realizzato riti di improvvisazione artistica (più di 20 in carceri di tutta Italia) e laboratori, per sensibilizzare istituzioni e società civile sul tema dell’arte in carcere.

Ne fanno parte oltre a Bruno, Alessandro Freschi, Federica Palo, Maurizio Capone, Enzo Colursi, Carla Grimaldi e Massimo De Vita. “Con la Proposta di Legge #teatroinognicarcere si chiede di dare a ogni detenuto la possibilità di conoscere l’arte e il teatro, di farne strumento di crescita, consapevolezza, e viaggio. Questa è una canzone d’evasione”. Con questa frase si apre l’ultimo videoclip musicale del collettivo. “Canzone d’evasione” parla della bellezza senza spazio, e della liberazione che l’arte aiuta e incoraggia.

L’iniziativa della proposta di legge per il teatro in carcere ha già riscontrato molti pareri favorevoli tra gli addetti ai lavori ed è ad oggi argomento all’ordine del giorno in Commissione Giustizia. “Arriva da Napoli una bellissima produzione musicale volta a sensibilizzare i cittadini sulla proposta di legge Teatro in ogni carcere – ha detto Alfredo Esposito avvocato esperto nella difesa d’autore e produttore musicale – L’idea semplice e rivoluzionaria è quella di permettere ad ogni detenuto la possibilità di un’adeguata rieducazione sociale, in linea con il dettato costituzionale, tramite la pratica di una delle arti più antiche e preziose”.

I numeri testimoniano l’importanza dell’arte in carcere: “È dimostrato che il teatro in carcere riduca la recidiva del 90%”, scrive il collettivo nei titoli di coda. E l’esperienza del collettivo nelle numerose attività in carcere testimonia che l’arte può fare tanto nella vita di una persona che magari ha sbagliato ma che può così scoprire che esistono altre e migliori vite da poter intraprendere. Basta fargliele conoscere. Perché “se permettiamo alla bellezza di entrare potrà anche uscire”.

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Giornalista professionista e videomaker, ha iniziato nel 2006 a scrivere su varie testate nazionali e locali occupandosi di cronaca, cultura e tecnologia. Ha frequentato la Scuola di Giornalismo di Napoli del Suor Orsola Benincasa. Orgogliosamente napoletana, si occupa per lo più video e videoreportage. È autrice anche di documentari tra cui “Lo Sfizzicariello – storie di riscatto dal disagio mentale”, menzione speciale al Napoli Film Festival.