“Le carceri italiane rappresentano l’esplicazione della vendetta sociale nella forma più atroce che si sia mai avuta: noi crediamo di aver abolito la tortura, ma i nostri reclusori sono essi stessi un sistema di tortura. Noi crediamo di aver abolito la tortura, ma i nostri reclusori sono essi stessi un sistema di tortura; noi ci vantiamo di aver cancellato la pena di morte dal codice penale comune, ma la pena di morte che ammanniscono, goccia a goccia, le nostre galere è meno pietosa di quella che era data per mano del carnefice”. No, non l’hanno detto in Parlamento o in un comizio elettorale in vista delle prossime elezioni politiche Matteo Salvini, Luigi Di Maio o Enrico Letta. Tantomeno l’ha solo lontanamente pensato Giorgia Meloni. Scordatevelo. Lo disse al Parlamento italiano Filippo Turati nel 1904. Sono passati più di cento anni e le prigioni sono ancora così, sono ancora luoghi dove vige la pena di morte, viviamo ancora nell’illusione raccontata da uno tra i primi e più importanti leader del socialismo italiano e tra i fondatori, a Genova nel 1892, dell’allora Partito dei Lavoratori Italiani. “Non mi batto per il detenuto eccellente, ma per la tutela della vita del diritto nei confronti del detenuto ignoto, alla vita del diritto per il diritto alla vita”. No, non illudetevi, non l’ha detto Silvio Berlusconi, Giuseppe Conte o Mara Carfagna. Lo diceva Marco Pannella, quanto manca a questo mondo…

Sembra incredibile, ma prima la politica parlava anche di carceri e diritti civili. Di diritti in generale. Immaginate oggi Turati, Pannella o Enrico Berlinguer seduti in Parlamento a parlare con i nostri attuali politici. Lo spettacolo indecoroso al quale per fortuna non dovranno assistere, sarebbe più o meno questo. Meno tasse, più lavoro, i giovani saranno soldatini disciplinati e colti, reddito di cittadinanza sì, anzi no: basta, andate a lavorare. Salario minimo per chi non lavora, anzi no: pensioni tagliate perché avete lavorato troppo e ora volete troppi soldi. Io sono Giorgia, sono una donna, sono una madre, sono cristiana. E poi Salvini che si fa un viaggetto in Polonia, salvo essere cacciato a calci nel sedere dal sindaco polacco, ora si è tagliato la barba ed è in cerca di un posticino in paradiso, cioè… in parlamento. I grillini che un po’ si dedicano i loro amati “vaffa” e quando non sono impegnati negli addii al M5S in pompa magna, invocano pene più dure e nuovi istituti penitenziari, insomma sventolano le manette luccicanti. Parlano di tutto e non parlano di niente e questa non è una novità. Non è neanche una novità che nessuno di loro parli di carcere e di diritti civili. Eh sì, il carcere. Nessuno di loro lo menziona nei discorsi o scrive nero su bianco quella parola nei programmi da presentare agli elettori. Hanno quasi paura di pronunciare la parola carcere, perché viviamo in una società impregnata di giustizialismo e perché perderebbero gran parte dei loro voti. Immaginatevi un politico che prende la parola per dire: aboliamo le carceri, sono un inferno, luogo di tortura e di morte. Rimarrebbe in un batter d’occhio solo in una piazza deserta. E non parlano neanche di diritti civili, di giustizia sociale, di come rendere migliore questo Stato che di fatto non esiste.

Un po’ come i Cinque Stelle: è inesistente. Nessuno parla di povertà e disperazione, di aiuti concreti per le fasce più deboli, di aiuti a lungo termine, di strategie per costruire una società più giusta. Nessuno parla delle carceri, sono morte 49 persone dall’inizio dell’anno. Vi rendete conto? Quarantanove e qui nessuno dice niente. Silenzio. Un gioco del silenzio vergognoso. E quando parlano, forse, fanno anche peggio: invocano nuove carceri, calpestando i diritti e sputando sulla nostra Costituzione. Solo i Radicali continuano a portare avanti la politica di Pannella, vera, vicina alla gente, dalla parte degli ultimi. Gli unici che visitano le carceri, suscitando l’indignazione di Giorgia Meloni e del Fatto Quotidiano. Ora c’è una speranza con la creazione del terzo polo Renzi-Calenda che dovrebbe ispirarsi al garantismo puro. Ma per il resto qui tutto tace. E allora, una domanda la poniamo noi: Salvini, Meloni, Conte, Di Maio, Letta, Calenda, Renzi, Berlusconi, la battaglia per carceri quantomeno più umane e per i diritti civili come intendete farla? Ci spiegate il vostro programma? Ci indicate la pagina esatta nella quale parlate di questo? Grazie.

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Giornalista napoletana, classe 1992. Vive tra Napoli e Roma, si occupa di politica e giustizia con lo sguardo di chi crede che il garantismo sia il principio principe.