Il riconoscimento
Cervello marcio è la parola del 2024, lo studio della Oxford University
La Oxford University monitora costantemente le parole più utilizzata nei social e i neologismi. Sul sito, ogni anno, pubblica varie classifiche ed elegge anche la “Word of the year“, ovvero la parola dell’anno. A spuntarla, nel 2024, è stata “Brain Rot” che tradotta in italiano suonerebbe come “cervello marcio“. Sul sito si legge che sarebbe “quello stato mentale in cui vi è un deterioramento delle capacità mentali e intellettuali di un individuo dovuto a un consumo eccessivo di un qualsiasi contenuto, non necessariamente online“.
La parola “brian rot” ha ottenuto ben 37 mila voti su scala mondiale tra gli opinion leader nel settore linguistico. Solo nel 2024 il termine ha visto un incremento del 230% dovuto principalmente all’impatto nei social di contenuti spazzatura che ci tengono incollati ai nostri smartphone senza alcun senso e che consumiamo eccessivamente. A parlare per primo dell’esistenza di un “motore celebrare” capace di gestire la nostra mente fu nel 1854 Henry Thoreau nel saggio “Walden” dove teorizzava l’impatto di azioni ripetitive su contenuti di scarsa rilevanza. La tendenza della società digitale tende a svalutare e dare poca attenzione agli scenari in cui c’è necessità di avere delle idee complesso e a prediligere l’utilizzo dormiente del cervello attraverso “cose estremamente semplici“. Tutto ciò porterebbe a un “declino mentale” dello sforzo che ognuno di noi fa nel comprendere i contenti che vediamo.
Ad essere sotto accusa sono principalmente i social di nuova generazione ed in particolare Tik Tok e il suo impatto mentale sulla Generazione Z e Alpha e questo desta non poca preoccupazione. Tra i contenti ad essere attenzionati ci sono i video virali della serie “Skibidi Toilet” creata da Alexey Gerasimov che narrano le gli incidenti in bagni associati a meme creati dagli stessi utenti. Contenuti insensati che però incollano milioni di utenti e che determinerebbero un deterioramento mentale. Per il presidente dell’Oxford Language: “Si può vedere la crescente preoccupazione della società per come si sta evolvendo la nostra vita virtuale, il modo in cui la cultura di Internet sta permeando così tanto di chi siamo e di cosa parliamo“.
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