Lo stupefacente Napoli di Amsterdam è ormai lo stupor mundi del calcio europeo. E se la travolgente vittoria contro il Liverpool aveva già fatto alzare il sopracciglio ai media e agli addetti ai lavori della Champions, il trionfo contro l’Ajax ha definitivamente acceso un enorme Spot-light sulla squadra di Luciano Spalletti.

Gli azzurri hanno dominato in lungo e in largo, offrendo una prestazione di rara consistenza tecnica, fisica e tattica. Sabato contro il Torino si era già capito che il Napoli non aveva grossi problemi a scrollarsi di dosso l’aggressione uomo contro uomo e il pressing a tutto campo; era bastata mezz’ora per chiudere la pratica contro i granata e prepararsi alla trasferta olandese. Alla Cruijff Arena, però, è andato in scena un autentico spettacolo di calcio a senso unico, che non avrebbe meritato la mancanza di sportività dei tifosi Orange, che hanno abbandonato gli spalti dopo un’ora, e dei giocatori biancorossi, che hanno persino rifiutato lo scambio di maglie.

Ci hanno pensato i tifosi azzurri, accorsi in oltre seimila, e i media europei a tributare il giusto omaggio a un collettivo che fa della bellezza del gioco di squadra ma anche della magia dell’estro individuale la sua cifra costitutiva. Tifosi in estasi, con una sola domanda in testa: “Durerà?” Difficile dirlo, perché il pallone è scienza inesatta e la stagione è appena agli inizi, con l’enorme punto interrogativo della pausa per i mondiali. Ma la personalità e la freschezza mostrata dagli azzurri autorizzano qualunque speranza. Più difficile invece che a breve il Napoli recuperi altri gap che la pur trionfale trasferta in mezzo ai tulipani non ha mancato di segnalare. La differenza tra il settore giovanile dei lancieri, uno dei migliori d’Europa e vanto del club, e quello del Napoli è cosmica almeno quanto la prestazione dell’undici del capitano Di Lorenzo.

Aurelio De Laurentiis ha detto a più riprese di non credere e di non voler investire in un centro sportivo di qualità per giovani calciatori, e probabilmente non ha nemmeno i mezzi per farlo. Ma in una terra come la Campania, ricca di talento per il calcio, non comprendere che il player trading di una Cantera di alto livello regalerebbe al Napoli redditività e competitività a lungo termine è una scelta miope. Così come aver investito poco e niente nello stadio in quasi venti anni, mentre ad Amsterdam si è giocato in un’arena che, per citare Spalletti,ti regala 6 o 7 punti all’anno e dà lavoro a centinaia di persone”.

Stadio e centro sportivo sono i limiti oggettivi di una proprietà che considera gli investimenti a redditività differita come l’aglio per i vampiri ma che però sul piano squisitamente calcistico continua con grande abilità a costruire rose competitive e a regalare bel calcio. E magari, stavolta, può ambire persino alla vittoria di un trofeo importante, che a Napoli manca dai tempi di Ferlaino e Maradona.