Marco Mancosu ha 32 anni, calciatore e capitano del Lecce. Ha fatto sapere attraverso i social di aver subito un’operazione, lo scorso marzo, per un tumore. Un colpo di scena che ha stupito tutti, tifosi e non. Si era parlato di un’appendicite, da parte sua e della società, che lo aveva tenuto lontano dal campo per alcune settimane. Era invece qualcosa di molto più serio. Il suo racconto è diventato virale: “I medici mi hanno detto che la mia stagione era finita e che dovevo pensare all’anno prossimo, dopo due settimane ero in campo a correre. Dopo un mese sarei dovuto tornare a Milano per sapere se dovessi fare la chemio o meno, non ci sono ancora andato perché voglio fare la cosa che amo di più al mondo, giocare a calcio, poi si vedrà a fine campionato. Io ho già vinto”.

Mancosu è nato a Cagliari. Ha due fratelli, Matteo e Marcello, entrambi calciatori professionisti. Ha cominciato nel Cagliari, ha giocato a Rimini, Empoli, Siracusa, Benevento e Casertana. Una presenza in Nazionale U-21. Centrocampista duttile, ottima tecnica, abile negli inserimenti e nelle conclusioni. Ha una figlia. Ha raccontato la malattia nel suo messaggio, l’operazione, la paura soprattutto. A fine campionato dovrà probabilmente iniziare la chemioterapia. Ha deciso invece di finire la stagione.

Il suo post:

“Mi sono operato il 26 Marzo. Di tumore. Ho visto un mondo che non avrei mai pensato di conoscere, ho visto il terrore negli occhi delle persone che amo, ho visto il terrore e la preoccupazione di mia moglie che per lo stesso motivo ha perso il padre quest’estate, ho avuto la paura di non poter crescere mia figlia, ho fatto esami nei migliori centri italiani, con affianco gente che ad oggi non so nemmeno se sia viva, se sia riuscita a superare la propria malattia. Là, in quella sala d’aspetto non ci sono ragioni sociali, non conta se sei un avvocato, un calciatore, un presidente o un normalissimo impiegato, là siamo tutti uguali, tutti alle prese con qualcosa che non possiamo controllare.

I medici mi hanno detto che la mia stagione era finita e che dovevo pensare all’anno prossimo, dopo due settimane ero in campo a correre. Dopo un mese sarei dovuto tornare a Milano per sapere se dovessi fare la chemio o meno, non ci sono ancora andato perché voglio fare la cosa che amo di più al mondo, giocare a calcio, poi si vedrà a fine campionato. Io ho già vinto.

La vita può non essere sempre giusta perché non penso che né io né nessun altro a questo mondo meriti di avere un tumore ma penso anche che non debba mai mancare il coraggio, il coraggio di affrontare ogni tipo di avversità che la vita ci mette davanti, il coraggio di prendersi responsabilità, il coraggio di mostrarsi deboli ed essere più forti di quanto si creda. Questo per me significa essere UOMO e sinceramente, credetemi, di tutti gli errori che faccio, di un rigore alto o di un errore davanti al portiere, di queste cose non me ne frega un cazzo perché sono cose che succedono solo a chi si prende la responsabilità di fare, di avere coraggio, di provare, di sbagliare e riprovare ancora.

Ho deciso di parlarne solo ora perché prima non mi sentivo pronto, avevo bisogno di viverla in riservatezza con le persone che amo e per questo mi voglio scusare con chi ho mentito per nascondere il reale motivo del mio problema. Mi sono operato il 26 Marzo e da quel giorno sono ancora più orgoglioso di me stesso e di chi ho affianco”.

 

 

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Giornalista professionista. Ha frequentato studiato e si è laureato in lingue. Ha frequentato la Scuola di Giornalismo di Napoli del Suor Orsola Benincasa. Ha collaborato con l’agenzia di stampa AdnKronos. Ha scritto di sport, cultura, spettacoli.