Dopo decenni ci si chiede ancora chi fosse Céline. Questo furioso antisemita, volgare, sessuomane, razzista, un uomo che ha tutto per essere detestato ma che ancora incanta con la sua prosa unica al mondo: tranquilli, l’enigma-Céline non si risolverà mai. Eppure, ogni pietruzza che viene alla luce di questo burrone sconnesso chiamato Louis-Ferdinand Déstouches, universalmente noto come Louis-Ferdinand Céline, colpisce e ripropone l’interrogativo: ma chi era quest’uomo geniale? Ecco che alla sterminata bibliografia céliniana si aggiunge adesso “La Brinquebale – Memorie e lettere di Louis-Ferdinand Céline”, edito da Medhelan, pregevole casa editrice che porta fuori tanta letteratura scomparsa, soprattutto francese, del periodo tra le due guerre mondiali.

Il volume, molto ampio, è curato da Massimo Raffaeli e tradotto da Michele Zaffarano e Marco Settimini, completato da ricche notizie e postfazione a cura di Éric Mazet, e contiene un carteggio appassionato e insieme lunatico tra Céline e il suo amico Henri Mahé, bretone, artista squattrinato, post-bohémien, se possiamo dire così: uno dei tanti artisti mezzi falliti della Parigi ancora “baudelairiana”, arte, sesso, politica, alcool e quant’altro. Questo Mahé fu anche scenografo per il grande regista Abel Gance e affrescò il Moulin Rouge; eppure non lasciò tracce nella storia dell’arte francese. Un personaggio curioso, estroso. Una “spalla” ideale per quel pazzo di Céline.

Il verbo “brinquebaler” del titolo significa più o meno ciondolare, barcollare, qualcosa che ricorda da vicino la “flânerie” di Baudelaire, poi decantata da Walter Benjamin, che nell’incedere oziosamente tra i “passages” di Parigi vedeva una forma estetica e materiale dell’alienazione. Lo scrittore e il pittore si scambiano missive per anni e anni, anche quando il primo dovette emigrare in Danimarca per sfuggire alla sacrosanta caccia all’antisemita quale lui era, e ne viene fuori un caleidoscopio di chiacchiere, considerazioni, invettive, autoesaltazioni. Storie vergognose, considerazioni para-politiche super-ironiche fino alla incomprensibilità delle allusioni. I numerosi céliniani si leccheranno i baffi.