L'inviata
Chi era Maria Grazia Cutuli, la giornalista assassinata in Afghanistan il 19 novembre 2001
Era il novembre del 2001 e l’Afghanistan era sorprendentemente il centro del mondo. La frontiera più estrema: soltanto due mesi prima c’era stato l’attacco alle Torri Gemelle a New York. Immediata fu la reazione degli Stati Uniti: il 7 ottobre cominciavano i bombardamenti americani. La giornalista Maria Grazia Cutuli, inviata del Corriere della Sera, venne mandata lì a raccontare. A raccogliere e a scoprire storie per il suo giornale. Il 19 novembre venne assassinata insieme con altri due colleghi: era la sua prima uscita all’estero dopo l’11 settembre. Cutuli era stata l’unica reporter occidentale, in quei giorni, a riuscire a entrare in una madrasa, scuola coranica. Il giornalista del Corriere della Sera Carlo Verdelli l’ha ricordata oggi, proprio sul quotidiano di via Solferino, riportando il suo ultimo messaggio. Sto “benissimo – aveva risposto Cutuli – Sto lavorando a una storia forte, un deposito di gas nervino in una base di Osama Bin Laden”.
Cutuli era nata a Catania nel 1962. Laureata in filosofia all’Università della sua città, aveva esordito come collaboratrice del quotidiano La Sicilia e della televisione Telecolor. Si era trasferita a Milano: aveva scritto per Centocose e per Epoca. Aveva collaborato con l’UNHCR, l’Agenzia delle Nazioni Unite che si occupa di rifugiati, e aveva maturato grande esperienza in politica estera. Era arrivata al Corriere, dove venne assunta a tempo indeterminato dal luglio 1999. A Verdelli aveva chiesto, in quell’ultima conversazione, di poter restare ancora un po’ in Afghanistan, di ritardare il cambio della staffetta prevista dal quotidiano. “Ti prego, un paio di settimane ancora”. Verdelli ha riportato che avrebbe preso quella proroga come un regalo per il suo recente compleanno compleanno. Era capace, ha ricordato il giornalista, di prendersi le ferie e di andare a spese proprie sui fronti caldi del mondo – Bosnia, Ruanda, Cambogia, Iraq – se il giornale non ce la mandava.
Il 19 novembre del 2001, Cutuli fu assassinata ai bordi di una strada che da Jalalabad doveva porta alla capitale Kabul. Con lei anche l’inviato di El Mundo Julio Fuentes e due corrispondenti dell’agenzia Reuters, l’australiano Harry Burton e l’afghano Azizullah Haidari. “Hai ottenuto il regalo, Maria Grazia. L’ultimo articolo che hai scritto (pubblicato proprio il giorno della sua morte, ndr) è stato proprio quello sul gas nervino – ha chiosato Verdelli – A distanza di 19 anni, come se ancora fosse oggi, non mi perdono di averti detto sì l’ultima volta che ci siamo sentiti per telefono”.
Cutuli venne uccisa da colpi di arma da fuoco alla schiena. I funerali si tennero a Catania il 24 novembre. Il corpo sepolto al cimitero di Santa Venerina. Per il suo assassinio venne condannato a morte il 29enne Reza Khan. Sentenza eseguita, nonostante il parere contrario della famiglia della reporter, nell’ottobre del 2007. Altri due cittadini afghani, Mamur e Zan Jan, sono stati condannati nel novembre 2018 in appello a 24 anni di reclusione. Alla memoria della giornalista è stata dedicata una scuola mista vicino Herat. “Sono trascorsi 19 anni da quel 19 novembre in cui Maria Grazia Cutuli fu uccisa in Afghanistan. Impegnata con coraggio nella ricerca della verità ha pagato con la vita la sua missione professionale. Drammi inaccettabili che, ancora oggi, si ripetono a danni di tanti giornalisti”, ha scritto su Twitter il sottosegretario all’Editoria Andrea Martella.
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