La vecchia congregazione
Chi sono gli apoti, quelli che fecero infuriare Gobetti

I tre padri del Fatto Quotidiano, Travaglio, Padellaro e Gomez, hanno scritto sull’edizione natalizia del loro quotidiano una lettera indirizzata ai propri lettori nella quale si definiscono “apoti” e rivendicano questa loro posizione. Naturalmente non c’è niente di male a dichiararsi apoti. Sapete che vuol dire? Vuol dire che non se la bevono. E’ un termine inventato da Giuseppe Prezzolini – prestigiosissimo intellettuale liberale – nel 1922, mischiando la alfa privativa greca con un pezzo del verbo latino “potare” che vuol dire bere. Prezzolini propose di formare una “congregazione di apoti” che si chiamasse fuori dalla lotta politico e dallo scontro feroce che era aperto in quei mesi, e vedeva su un fronte le sinistre, i liberali e i popolari di don Sturzo, e sull’altro i fascisti di Mussolini.
Prezzolini, in una lettera scritta all’Italia Liberale diretta da Piero Gobetti, propose di astenersi dalla politica, perché tanto i contendenti erano più o meno tutti uguali. La lettera fu recapitata il 22 settembre del 1922. 36 giorni prima della marcia su Roma. Gobetti gli rispose, furioso, qualche settimana dopo, proprio pochissimi giorni prima della presa del potere di Mussolini. Scrisse così: “Di fronte a un fascismo che con l’abolizione della libertà di voto e di stampa volesse soffocare i germi della nostra azione, formeremo bene, non la Congregazione degli Apoti, ma la compagnia della morte. Non per fare la rivoluzione, ma per difendere la rivoluzione”. Gobetti continuò a battersi contro il regime. Fu aggredito, bastonato, morì in esilio a soli 24 anni. Diciamo che Prezzolini, come spesso accade anche alle persone molto colte e intelligenti, non aveva capito bene cosa stava per succedere. Potremmo persino dire che se l’era bevuta, l’aveva bevuta proprio lui, l’apota.
Mentre Gobetti, che pure era ancora un ragazzino, e che poi restò sempre amico di Prezzolini, non aveva bevuto proprio niente e aveva chiarissimo che l’Italia stava correndo verso la rovina e che tra i partiti democratici e i fascisti c’era un abisso. E Travaglio e i suoi? Beh, di loro tutto si può dire, francamente, meno che non se la bevano. Basta che gli porti sulla scrivania il parere di un magistrato, o una sua velina, o una sentenza, o un ordine di cattura, o anche solo una informativa dei carabinieri o della finanza e loro scattano sull’attenti (tranne rarissime eccezioni: per esempio se l’informativa riguarda Casaleggio…). Che volete che vi dica: meglio Gobetti.
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