Nel “Si&No” del Riformista spazio al caso Ferragni-Balocco e alla multa dell’Antitrust. Beneficenza o operazione commerciale? Ha ragione l’influencer? Con Chiara Ferragni si schiara Francesco Bonifazi, deputato di Italia Viva, secondo cui “non credo che possa essere l’artefice di un’operazione così meschina”. Contrario invece Manlio Messina, Deputato di Fratelli d’Italia, che attacca: “Con i soldi si comprano le scuse per un errore che sa di truffa”.

Qui il commento di Manlio Messina:

Beneficenza o operazione commerciale? Questo è il dilemma. Col passare delle ore, però, sta emergendo che il modello da seguire non è quello degli influencer, come ha sottolineato Giorgia Meloni dal palco di Atreju nell’intervento conclusivo dell’evento che si è svolto a Castel Sant’Angelo. Quello del presidente del Consiglio non è ovviamente un messaggio per demonizzare quanti lavorano intelligentemente sul web, ci mancherebbe. Di certo, come insegnato nel Vangelo, chi fa beneficenza la dovrebbe fare in silenzio, senza alcuna rivendicazione, tantomeno a quasi tre milioni di follower. Nella vicenda in questione, sembrerebbe che c’entrino ben poco gli errori di comunicazione avanzati da Chiara Ferragni nel suo post su Instagram per spiegare quanto è accaduto coi pandori sponsorizzati: guadagnare, e pure bene, griffando dolci natalizi per finanziare – almeno nelle intenzioni – l’acquisto di un nuovo macchinario per le cure terapeutiche dei bambini affetti da Osteosarcoma e Sarcoma di Ewing nell’ospedale Regina Margherita di Torino.

In queste ore sono rimbalzate su centinaia di migliaia di smartphone di tutta Italia le immagini della nota influencer stretta in un maglione grigio mentre ammette lo sbaglio – comunicativo, come lo ha definito l’imprenditrice – nella vicenda che ha portato alla multa dell’Antitrust da un milione e 75mila euro a due società legate proprio a lei e di 420mila euro a Balocco per una pratica commerciale scorretta risalente al Natale dello scorso anno. Nelle ultime ore, poi, si è aggiunta l’ipotesi che la stessa pratica sia stata adottata anche per la vendita di uova pasquali: l’obiettivo dichiarato al pubblico era quello di devolvere gli incassi in favore di una impresa sociale (fondi peraltro preventivamente erogati dalla ditta dolciaria), ma alla fine dei conti quella intascata dalle società legate alla influencer si è rivelata una cifra molto superiore rispetto a quella devoluta.

Chi ha visitato l’account Instagram di Chiara Ferragni racconta di non trovare più i post che sponsorizzavano le uova: forse anche questa brandizzazione sarà oggetto di verifiche da parte dell’Antitrust. Tirando le somme, sembra avere ragione il presidente Meloni quando invita a diffidare dagli influencer che “fanno soldi a palate, addirittura promuovendo carissimi panettoni facendo credere che si farà beneficenza, ma il cui prezzo serve solo a pagare cachet milionari. E ha poco da arrabbiarsi Fedez, marito di Chiara Ferragni, per queste parole del primo ministro italiano: nel difendere sua moglie ha provato ad attaccare il governo Meloni, ricordando poi le raccolte fondi da quattro milioni di euro lanciate insieme alla moglie durante l’emergenza pandemica del Covid e la costruzione del reparto di terapia intensiva da 150 posti letto in dieci giorni che ha permesso di salvare centinaia di vite. Anche qui, la realtà sembra diversa: proprio l’ente regionale ha precisato come i posti letto di terapia intensiva ricavati nell’ospedale in Fiera fossero 14 e non 150.

In questa stessa struttura, secondo la Regione Lombardia, grazie alle donazioni di oltre seimila donatori privati, anche semplici cittadini, si è potuto realizzare un vero reparto di terapia intensiva con 157 posti letto, che ha potuto ricoverare e curare 538 pazienti. In questo momento i Ferragnez sembrano l’unica opposizione politica credibile a Giorgia Meloni e al suo governo (…figuriamoci le altre). La coppia simbolo nell’era social pare essere stata colta con le mani nella marmellata e più prova a giustificarsi, più sembra peggiorare la propria situazione. Correre a devolvere un milione all’ospedale Regina Margherita sembra il triste epilogo di un’altrettanta triste vicenda: coi soldi si arriva a comprare le scuse per un errore che ha il sapore della truffa. Ma se non fosse arrivata la multa dall’Antitrust, cosa ne sarebbe stato di quel milione di euro?

Manlio Messina / Deputato di Fratelli d’Italia

Autore