La Ciamuria indica la regione costiera dell’Epiro, tra l’Albania meridionale e l’attuale Grecia settentrionale, dove è presente una popolazione di lingua e cultura albanese, prevalentemente di religione musulmana. Anche per chi si occupa di Balcani, rappresenta una regione trascurata e dimenticata. Eppure è importante parlarne, principalmente per considerare la situazione. Il numero esatto è incerto, dal momento che, nei censimenti del governo greco, non sono previste categorie etniche e linguistiche. Secondo l’autore filoalbanese Miranda Vickers, i ciamurioti (Cham) ortodossi oggi in quel territorio sono circa 40.000. La regione della Ciamuria è ancora causa di forte tensioni tra Albania e Grecia; per questo è fondamentale capire la storia, per poter comprendere meglio ciò che accade oggi fra Grecia ed Albania, con il blocco della Grecia nei confronti dell’apertura dei negoziati per il cluster dei valori fondamentali nei negoziati dell’UE (stato di diritto, giustizia, diritti umani).

Cenni storici

Dopo la Guerra Balcanica e fino alla I Guerra Mondiale, erano continuate le persecuzioni e le deportazioni delle popolazioni albanesi da parte dei greci. Il 6 aprile 1941 iniziò l’invasione della Jugoslavia. All’amministrazione italiana, che durò sino all’8 settembre 1943, fu assegnato circa un terzo dell’intero territorio jugoslavo ed un quinto dei suoi abitanti. È importante in questo contesto ricordare che la Grecia con un decreto nel 1940 dichiarò “lo stato di guerra” verso l’Albania, decreto che è ancora in vigore oggi, nel 2023, e ha quindi conseguenze ancora oggi nella relazione bilaterale tra i due paesi. Nel 2018 il presidente della Grecia Prokopis Paulopoulos ha accusato l’Albania di aver sostenuto i collaboratori nazisti attraverso la Ciamuria. In una dichiarazione controversa ha lasciato intendere che se l’Albania vuole il sostegno della Grecia nel suo percorso di integrazione all’Unione Europea, deve “accettare la verità”; ovvero il caso riguardante la Ciamuria. Sicuramente alcuni hanno collaborato, ma che tutta la popolazione albanese in Grecia si sia unita ai nazisti non è certamente dimostrabile, soprattutto perché, fino ad ora, le fonti che riportano tale vicinanza sono solo greche.

La rappresentanza parlamentare

In questi decenni la popolazione albanese in Grecia si è impegnata a radicarsi anche politicamente sul territorio. Dal 1991 la Ciamuria ha creato una propria organizzazione politica, che ha ottenuto la rappresentanza parlamentare. Le richieste includevano il rimpatrio delle loro terre, la restituzione delle loro proprietà e della loro ricchezza, la compensazione dei redditi e il rispetto dei loro diritti umani. Questa organizzazione politica si è poi trasformata nella “Cameria Organisation”, un gruppo di pressione che sostiene il ritorno dei Cham in Grecia. La posizione dei governi albanesi rispetto alla minoranza albanese in Grecia è sempre segnata da alti e bassi; le crisi greco-albanesi hanno radicalizzato la posizione del governo albanese o contribuito a far loro abbandonare la questione. È però essenziale rivolgere lo sguardo alla rappresentanza politica della regione. Il rappresentante principale della minoranza albanese è Shpëtim Idrizi, leader del Partito Giustizia e Unità (PDU). “Noi albanesi della Ciamuria non vogliamo vendetta, o un cambiamento delle frontiere, vogliamo scuse, così possiamo perdonare e i due popoli possono vivere pacificamente. Siamo pacifici”, ha detto Idrizi. “Vogliamo tornare nelle nostre case, per riottenere lo status che avevamo prima di essere allontanati con la violenza. Non chiediamo le nostre proprietà, vogliamo la nostra patria, e la nostra patria è la Cameria”, ha continuato.Idrizi respinge le accuse della Grecia secondo cui i Cham avrebbero collaborato con i nazisti, e indica grandi foto tenute in alto da sostenitori che presumono mostrare la collaborazione dei leader greci del tempo di guerra con gli occupanti nazisti, per ribadire che la Grecia stessa ha avuto collaborazione con i nazisti.

Una ricchezza da valorizzare

La Cameria è una delle tante regioni della regione balcanica con una minoranza e una storia complessa che incide sui rapporti bilaterali fra Stati.
La sua storia e cultura vanno approfondite per poter risolvere le tensioni politicamente. Infatti la diversità culturale e le minoranze sono una ricchezza e una fondamentale caratteristica dei Balcani. Ma questa ricchezza va usata positivamente, in modo inclusivo, non strumentalizzata per dividere. L’Unione europea può contribuire a proteggerla.

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Nata a Trento, laureata in Scienze Politiche all’Universitá di Innsbruck, ho due master in Studi Europei (Freie Universität Berlin e College of Europe Natolin) con una specializzazione in Storia europea e una tesi di laurea sui crimini di guerra ed elaborazione del passato in Germania e in Bosnia ed Erzegovina. Sono appassionata dei Balcani e della Bosnia ed Erzegovina in particolare, dove ho vissuto sei mesi e anche imparato il bosniaco.