Le perplessità su quanto avallato alla fine dello scorso maggio si sono sprecate, segnale quanto mai evidente che, rispetto al percorso che ha portato all’effettivo finanziamento della rassegna capitolina, le divergenze e i distinguo sono stati e sono tuttora variegati. Non che, peraltro, la questione si sia risolta d’un botto, o non susciti più interesse tra gli addetti ai lavori. Tutt’altro, specie considerando che alle iniziali bordate fatte piovere all’interno del palazzo da Fdi si sono fin dall’inizio aggiunte voci dubitative da più parti, una su tutte quelle dell’ex sindaca Virginia Raggi, certamente una figura non secondaria nella Città Eterna. A corredo di tutto questo, perfino l’esposto all’Anticorruzione annunciato qualche giorno fa dal leghista Fabrizio Santori, elemento che aggiunge ancor più pepe a una vicenda destinata a non evaporare all’arrivo del primo, vero, sole estivo.

Nel mentre, la manifestazione è iniziata e, con essa, dall’agone politico in senso stretto l’attenzione s’è almeno parzialmente allargata alle piazze della Capitale, che fino alla metà del prossimo mese ospiteranno a San Cosimato, Cervelletta e Monte Ciocci proiezioni gratuite ogni giorno, da mercoledì a domenica.

Il “Cinema in piazza” che dall’inizio di giugno anima le serate di Roma fa discutere. Lo fa più nella forma – come detto in apertura – che non nella sostanza di un programma volutamente lasciato al giudizio della critica vera e propria. La questione, non a caso, non riguarda in alcun modo i titoli in calendario e gli ospiti della rassegna, quanto piuttosto la decisione presa in fretta e furia dal Campidoglio di finanziare l’evento con 250mila euro. E sì, perché al Piccolo America – la fondazione nata sul finire dello scorso anno a un decennio di distanza dalla battaglia per il salvataggio dell’omonimo spazio di Trastevere prima del trasferimento nella Sala Troisi, quest’ultima ristrutturata grazie all’intervento dell’ex ministro Dario Franceschini – l’amministrazione del sindaco Roberto Gualtieri ha accordato un sostegno che ha fatto gridare le opposizioni ai quattro venti, innescando uno scontro a distanza tra gli organizzatori dell’iniziativa e quanti, sull’altro lato della barricata, di sostenere con soldi pubblici l’iniziativa non ne avevano alcuna intenzione, specie in tempi all’apparenza molto ristretti.

Fino allo scorso anno, infatti, era la Regione Lazio a supportare l’evento. Tra i più appassionati sostenitori, l’ex presidente Nicola Zingaretti. Il cambio della guardia al vertice, però, ha portato a un indirizzo del tutto differente, con il risultato che proprio a ridosso dell’inizio della manifestazione gli organizzatori hanno chiesto una ciambella di salvataggio al Campidoglio a sostegno dei costi, quantificati in complessivi 600mila euro.

Del successivo sì s’è detto e scritto tanto. Ancora è così, non fosse altro perché a muoversi è stata anche la Commissione trasparenza capitolina che, guidata da Federico Rocca (Fdi), preme affinché alle rassicurazioni circa la liceità di quanto fatto portate nei giorni scorsi dal primo cittadino di Roma seguano approfondimenti tesi a entrare nel merito delle trattative che in qualche modo avrebbero poi portato all’ok definitivo dell’amministrazione cittadina. L’elemento dell’affidamento senza passare da un bando come invece fatto in altre vicende analoghe, in questo senso, è uno dei punti su cui s’è posata la lente d’ingrandimento di quanti ciò che è avvenuto non l’hanno mandato giù. Ad aggrovigliare ancor più l’intricata matassa è stato l’incontro tra le parti al termine del quale si sarebbe giunti all’accordo, con tempi strettissimi per giungere alla decisione finale e una velocità nella successiva gestione amministrativa delle pratiche non sempre usuale per un ente pubblico.

Questione di merito o di opportunità che sia, l’abbraccio sul fil di lana tra Roma e il suo “Cinema in piazza” non smette di sollevare polemiche; ora a sciogliere il nodo sarà la Corte dei Conti. I magistrati infatti, in seguito all’esposto presentato da Fdi, chiariranno sulla liceità o meno del finanziamento.

Alberto Gaffuri

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