Da quando è iniziato il monitoraggio della temperatura mondiale, ovvero nel 1976, non era mai stata registrata una temperatura oltre i 17 gradi. Lunedì 3 luglio è successo. Un fenomeno straordinariamente inquietante che non suona come il solito allarme estivo. Questa volta la situazione è davvero preoccupante perché secondo gli esperti del Centro nazionale statunitense nei prossimi mesi registreremo ulteriori record. Tutta colpa della combinazione tra El Niño e le emissioni di anidride carbonica.

Dall’inizio del 2023 i ricercatori continuano a lanciare allarmi per il rapido aumento delle temperature sia sulla terraferma sia in mare. Il caldo primaverile record in Spagna e in molti Paesi asiatici è stato seguito da ondate di caldo marino in luoghi che normalmente non le vedono, come nel Mare del Nord. Questa settimana la Cina ha continuato a subire un’ondata di caldo persistente con temperature in alcuni punti superiori ai 35 gradi centigradi, mentre anche negli Stati Uniti meridionali si sono registrate condizioni soffocanti.

1,4 milioni di morti in Europa  

Ogni anno, nei 53 paesi della regione europea dell’Oms, 1,4 milioni di persone muoiono per cause legate a inquinamento e cambiamento climatico. Solo lo scorso anno, ben 20.000 persone sono morte a causa del caldo estremo in quella che è stata l’estate più calda mai registrata in Europa. “Prevenire oltre un milione di morti ogni anno a causa di fattori di rischio ambientale è alla nostra portata, sappiamo cosa fare e ora è il momento di trasformare le parole in azioni”, ha affermato Hans Henri P. Kluge, direttore regionale dell’Organizzazione mondiale della sanità per l’Europa.

Il nuovo rapporto mostra anche che nella Regione che copre l’Europa e l’Asia centrale, nel 2019, circa 570.000 decessi erano attribuibili all’inquinamento atmosferico e più di 150.000 all’inquinamento domestico. Nel 2020, circa 77 milioni di persone non avevano accesso all’acqua potabile. Mentre gli spazi verdi hanno un effetto protettivo sulla salute e possono ridurre la mortalità per cause naturali di quasi l’1%.

L’acqua in Italia potrebbe calare del 40%

La disponibilità di acqua in Italia è calata del 20% negli ultimi decenni: se non arresteremo il riscaldamento globale, la causa principale della riduzione, la disponibilità di acqua potrebbe ridursi in breve tempo del 40%, con punte del 90% in alcune aree del Meridione. L’Italia gode storicamente di una buona disponibilità di acque: è ancora terza in Europa per disponibilità della risorsa idrica (dietro solo a Francia e Svezia), con circa 130 miliardi di m3 disponibili ogni anno.

L’acqua prelevata in Italia viene destinata per il 41% all’agricoltura, il 24% ad usi civili, il 20% all’industria e il 15% alla produzione di energia elettrica. Siamo il secondo paese europeo per prelievi destinati all’agricoltura (dopo la Spagna) ma non sono state attivate procedure avanzate di contabilizzazione degli usi agricoli e non stiamo migliorando la nostra performance.

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Redazione

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