Cloe Bianco è stata trovata morta carbonizzata nella sua casa a quattro ruote in provincia di Belluno. La sua è una storia terribile di incomprensione e solitudine. Di una donna trans bullizzata, derisa e messa ai margini. Una donna che non ce l’ha fatta più e ha preferito togliersi la vita piuttosto che continuare a sottostare a quella “cattiveria inammissibile”, come la definisce Sara Mazzonetto, oggi 21enne, ex allieva della professoressa Cloe Bianco.
“Era la mia professoressa, è stata ammazzata dal pregiudizio di una comunità retrograda. Mi sento inerme dinanzi a questa cattiveria inammissibile”, ha detto intervistata da Repubblica. Racconta quel giorno in cui in classe arrivò Luca Bianco, docente di fisica e si presentò come Cloe. “Eravamo a metà del primo anno scolastico, quando il professore arrivò in classe vestito da donna. Era la prima ora, arrivai un po’ in ritardo e vidi un capannello di compagni che usciva dal laboratorio ridendo a crepapelle. Entrai, stranita, ma mi resi conto che quella loro reazione era spropositata”.
Sara racconta che la prof era sempre stata molto pacata e disponibile con tutti. In classe nessuno aveva mai avuto il sentore che avesse iniziato la transizione. E anche dopo aveva continuato ad essere pacata e disponibile, semplicemente indossava abiti femminili. “Quel primo giorno, con serenità, ci spiegò cosa l’aveva portata a quel cambiamento – continua il racconto di Sara – La discriminarono subito, anche i colleghi la guardavano con disprezzo. Quando scoppiò il caso tutti le voltarono le spalle. Alcuni docenti, addirittura, si sfogavano con noi dicendo che aveva rovinato la reputazione della scuola”.
A quella giornata seguirono le lettere al provveditorato scolastico dei genitori che bollavano quella prof come un “disagio”. “Fu una vergogna – racconta la 21enne in merito alla reazione dei genitori degli alunni – tanti che, fino a quel momento, non erano mai andati ai colloqui di fisica perché la reputavano una materia inutile all’istituto agrario, tutto d’un tratto iniziarono a fare lunghe code per vederla come se fosse l’attrattiva del circo e schernirla”. Poi la sospensione e l’allontanamento dall’insegnamento.
Per la 21enne sarebbe stato necessario fare qualcosa per normalizzare la situazione. “Secondo me, sarebbe bastata una circolare in cui ci avvisavano che, da quel giorno, ci saremmo dovuti rivolgere alla docente al femminile. E, magari, per sensibilizzare maggiormente noi alunni, avrebbero potuto prevedere lezioni sull’identità di genere che, spesso, proprio a causa di retaggi culturali, è ancora un argomento tabù”.
Sara è addolorata per quello che è successo alla prof. “Con il senno di poi, mi rattrista non essere riuscita a mostrarle la mia vicinanza, a dirle anche soltanto “mi dispiace”, ma ai tempi ero poco più che una bambina. Poi non l’ho più vista, finché la triste notizia mi ha confermato che non era scappata a farsi una nuova vita, come speravo per lei, ma era stata abbandonata dall’intera società, a cui ha dedicato l’ultimo amaro saluto sul suo blog, il suo unico spazio di libertà, segreto”.
© Riproduzione riservata