Caro Direttore,
chiunque segua i telegiornali e le trasmissioni di informazione Rai non può che concordare con il suo editoriale di ieri: non si vedono giornalisti della caratura di Sergio Zavoli, Andrea Barbato e Giovanni Minoli nel servizio pubblico di oggi, né si vede più il rispetto della professionalità giornalistica che ha sempre caratterizzato la tv pubblica nella sua storia.

Finora l’amministratore delegato Fuortes, nominato dal Governo Draghi, non è sembrato minimamente interessato a dare all’informazione quella svolta attesa da tempo. L’occasione, però, arriverà presto: la nomina dei nuovi direttori dei telegiornali. Su questo è urgente che la nuova Rai nata da un governo di larghe intese assicuri tre direttori dei tg di vera garanzia. Direttori di provata professionalità, magari a fine carriera, non compromessi con le dinamiche interne all’azienda e che davvero non debbano rispondere a nessuno. Insomma, così come a Palazzo Chigi c’è una personalità di garanzia quale è Draghi, così alla guida dei tg servirebbero direttori “notai”, che sappiano traghettare l’informazione pubblica in questa delicata fase che sarà segnata dall’elezione del nuovo presidente della Repubblica e poi dalle elezioni.

È inevitabile guardare all’esterno dell’azienda per un ruolo del genere e un contributo importante lo potrebbe dare proprio “il Riformista”, aprendo un dibattito pubblico, con interviste ad esperti del settore, contributi pubblici dei commentatori. Una discussione pubblica che coinvolga il mondo del giornalismo, della cultura, dell’informazione, anche in vista dell’inevitabile riforma delle News Rai verso la Newsroom unica in linea con le tv pubbliche di tutta Europa. La scelta degli ex vertici gialloverdi di puntare su direttori interni si è rivelata totalmente fallimentare per i profili scelti, che sono stati responsabili di multe dell’Agcom, continue violazioni di pluralismo e deontologia, errori e buchi giornalistici. Per questo il nuovo Cda guidato da Marinella Soldi dovrebbe valutare con attenzione la necessità di guardare a professionisti esterni.

Il Governo Draghi sta portando avanti importanti riforme in campo economico, della concorrenza, della giustizia, delle infrastrutture: sarebbe davvero inspiegabile se invece su un ambito di fondamentale importanza per la democrazia come il servizio pubblico radiotelevisivo decidesse di non fare nulla, lasciando spazio solo a privilegi, sprechi, indebite rendite di potere e dannose commistioni con la politica. Intervenire sul rinnovamento dell’informazione Rai è doveroso non soltanto a tutela dei cittadini che pagano il canone, ma anche per rispetto alle migliaia di giornalisti e dipendenti Rai che meritano di vedere le proprie testate giornalistiche tornare a primeggiare nel panorama editoriale italiano, invece di arrivare sulle notizie dopo i quotidiani e la tv commerciale.