L’ennesima vittima nella Polizia per Covid-19. Luigi Schettino, 43 anni appena, è morto nelle scorse dopo un lungo calvario conclusosi nel reparto di rianimazione dell’ospedale Monaldi di Napoli.

Il dirigente della Polizia viveva a Marcianise ed è stato proprio il sindaco, Antonello Velardi, a comunicare la sua scomparsa: “Schettino non era originario di Marcianise ma qui si era ambientato bene: vi si era trasferito seguendo quella che sarebbe poi diventata la moglie e la mamma di due gemelli. Abitava a San Giuliano, faceva vita molto riservata”.

Velardi lo ricorda come “un asso del diritto amministrativo” da studente di Giurisprudenza a Santa Maria Vedere, poi l’arruolamento in Polizia, con lo sbarco a  Caserta fino alla guida della Digos, “uno degli uffici più delicati”.

Ma la storia di Schettino si lega inevitabilmente a una via crucis giudiziaria che lo ha visto protagonista. L’allora dirigente del commissariato di Maddaloni venne infatti coinvolto nell’inchiesta riguardante don Michele Barone, il sacerdote del ‘Tempio’ di Casapesenna condannato a 12 anni di reclusione per i maltrattamenti una parrocchiana minorenne, una vicenda diventata nota anche grazie alla tv e ai servizi sugli “esorcismi” del prete. 

Schettino venne tirato in ballo dalla sorella della vittima delle percosse: l’accusa era di aver invitato la sorella a ritirare l’esposto contro il parroco. Una vicenda finita con l’assoluzione con formula piena nel febbraio 2020, due anni dopo l’inizio dell’inchiesta ai suoi danni.

“Uno è innocente fino alla sentenza anche se sa di esserlo dal primo momento – disse a margine del verdetto a CasertaNews – Ringrazio i miei avvocati che mi hanno creduto ed i giudici che hanno pronunciato la loro sentenza in maniera del tutto indipendente”.

Oggi invece l’addio per il Coronavirus ad un poliziotto, “una brava persona, un amorevole padre, un uomo dello Stato”, come lo definisce Velardi. “Personalmente – sottolienea il sindaco – sono convinto che non sia riuscito a reggere il peso della sua via crucis e che il fisico si sia fiaccato fino a far cadere tutte le barriere immunitarie. Lo ricordo recentemente al Comune, dove era venuto a trovarmi per un semplice saluto: sempre cortese, ma non più sorridente, con il chiodo fisso della sua incredibile vicenda”.

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Romano di nascita ma trapiantato da sempre a Caserta, classe 1989. Appassionato di politica, sport e tecnologia