Voleva convivere con l’ex domestica e quindi avrebbe progettato, con estrema freddezza, un orribile omicidio ai danni della sua ex moglie.  Non è stato un furto “finito male”  ma un omicidio per risolvere alcune contese patrimoniali legate al divorzio per poter poi continuare la sua vita con l’ex domestica, di 48 anni più giovane.

È questo il cambio clamoroso di scenario nel quale, secondo la ricostruzione della Procura della Repubblica di Treviso e dei carabinieri, sarebbe maturato lo scorso 24 giugno l’omicidio di Margherita Ceschin, 72 anni, di Conegliano (Treviso), trovata priva di vita nella sua abitazione, trovata completamente a soqquadro.

Un contesto che in un primo tempo era parso riconducibile ad una comune azione predatoria sfociata in un delitto. Il disordine creato negli ambienti dai killer era invece solo una messinscena; l’obiettivo principale, secondo quanto è stato accertato dagli investigatori, era quello di uccidere la donna, che è stata selvaggiamente picchiata e anche soffocata.

Indagato come presunto mandante del delitto è l’ex marito, un 80enne proprietario di un’azienda vinicola di Ponte di Piave (Treviso), comune dove aveva scelto di andare a convivere con quella che inizialmente era stata assunta come collaboratrice domestica, una cittadina dominicana di 32 anni.

Assieme a loro, assoldati come esecutori materiali dell’assassinio, sono stati arrestati due conoscenti, connazionali della giovane, di 38 e 41 anni, uno dei quali risulta avere dei precedenti legati a un traffico di cocaina. La notte tra il 23 e il 24 giugno scorsi Margherita Ceschin, secondo il quadro che è emerso dall’autopsia, sarebbe dapprima stata tramortita con uno o più colpi al capo dagli sconosciuti, che erano entrati nel suo appartamento attraverso un terrazzino.

Poi, rimasta priva di sensi, sarebbe stata soffocata con un cuscino premuto sul volto e con la compressione della cassa toracica, provocata probabilmente dal peso di uno dei killer che si sarebbe seduto sul suo corpo causando la rottura di varie costole. Grazie alle riprese di impianti di sorveglianza e, soprattutto, al contenuto di intercettazioni telefoniche suggerite dalle informazioni sul cattivo rapporto con il marito fornite da suoi conoscenti, gli investigatori hanno quindi accantonato la pista della rapina andata a male, per mettere a fuoco il movente reale, quello di un’esecuzione su commissione. La convalida dei fermi operati dai carabinieri del Nucleo investigativo trevigiano è fissata per lunedì. Tutti gli indagati si trovano ora in carcere.

Redazione

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