Cinque Stelle ma quattro soldi. Il Movimento guidato da Giuseppe Conte è rimasto senza liquidità. L’ex presidente del Consiglio deve fare i conti non solo con delle truppe parlamentari ancora divise tra governativi e barricaderi, ma anche dal caos legato alle restituzioni.

Come da statuto, parlamentari e consiglieri regionali devono restituire al partito 2500 euro al mese: di questi mille vanno al Movimento e 1500 in progetti legati alla collettività. Peccato però, come lo stesso Conte ha dovuto prendere atto, che di soldi ne stanno arrivando pochi.

Come scrive Il Fatto Quotidiano, giornale da sempre vicino ai pentastellati, il ‘bubbone’ sarebbe scoppiato già nei giorni scorsi in una chat interna: i parlamentari calabresi del Movimento sarebbero stati invitati a mettersi in regola con le restituzioni, pena l’esclusione dagli eventi pubblici di Conte in Calabria, dove ad ottobre i grillini sono impegnati nelle Regionali. Ma l’avviso non è stato gradito, per usare un eufemismo: “Se pensano di smuoverci con una sanzione del genere…”, hanno fatto sapere alcuni degli eletti.

Ma il problema ovviamente non riguarda solo la Calabria: le difficoltà economiche del Movimento derivano anche dal resto d’Italia. E sullo sfondo c’è l’altro grande tema che agita i sonni dei parlamentari e dello stesso Conte: il vincolo del doppio mandato. L’ex premier sul punto non si è ancora espresso ufficialmente ma Il Fatto spiega che il leader 5 Stelle sarebbe pronto a ricandidare un ristretto numero di big, massimo 20 persone.

Gli altri al secondo mandato sarebbero invece destinati a finire la loro corsa per il Parlamento, anche perché in vista c’è già la scure del taglio dei parlamentari e dei sondaggi che danno il Movimento 5 Stelle a percentuali ben distanti da quelle delle Politiche del 2018, quando ottenne il 33 per cento.

Anche per questo, è il ragionamento di un deputato anonimo, “se siamo messi così, perché ti devo dare 2500 euro al mese?”. A nulla sono valse le due riunioni tenute da Vito Crimi, prima di lasciare la carica di reggente, per ‘convincere’ i parlamentari a convincere quanto dovuto.

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Romano di nascita ma trapiantato da sempre a Caserta, classe 1989. Appassionato di politica, sport e tecnologia