La tragedia, quando si ripete, è una farsa. E chi vorrebbe rinverdire i fasti di Mani Pulite, lanciando la profezia-che-si-autoavvera del suo ritorno, prepara il canovaccio di una nuova commedia all’italiana. Da Totò a Totì il passo è breve. Sul caso Liguria c’è di tutto, eppure non c’è niente. Migliaia di documenti – chi ha visto i faldoni in Procura parla di oltre diecimila pagine agli atti – dalle quali piovono sui giornali storie boccaccesche. Forse più penose che penali. Gite sullo yacht, cene a Montecarlo, ragazze (“Ne voglio tre, non due. E più giovani”, ordinava l’imprenditore Aldo Spinelli). Condotte criminose? Tutto da verificare. A carico del presidente della Regione Toti c’è poco e niente: “Fate bonifici”, le sue parole intercettate. Perché i bonifici sono tracciati. “Mettiamo tutto a bilancio, faccio votare la delibera di spesa dal Cda e versiamo come erogazione liberale”, gli rispondevano gli interlocutori ascoltati dai trojan degli inquirenti. Conversazioni da manuale della trasparenza. Si vuole aprire una indagine per verificarlo? Prego. Ma è opinione diffusa che nei casi di cui si ha notizia non ricorrono le condizioni per l’arresto. Perché se c’è stata una condotta illecita la si può – e la si deve – accertare senza far scattare le manette. Come accade in centinaia di casi in tutta Italia.

Liberate il compagno Totis

Liberata dalla detenzione in carcere Ilaria Salis, c’è da sperare che alla Procura di Genova ci sia qualcuno di umanità almeno pari a quella di Viktor Orbàn. Perché Giovanni Toti risulta singolarmente ristretto presso la propria abitazione, con il divieto assoluto di comunicare con l’esterno, pur non avendo neanche contezza dei fatti addebitatigli. Il suo legale, l’avvocato Stefano Savi del Foro di Genova, è allibito. “Abbiamo chiesto di essere sottoposti a interrogatorio. Toti vuole incontrare i magistrati, subito. Domani stesso. Vuole dare il suo contributo di chiarezza alle indagini. Ci hanno risposto di no, al momento hanno da fare. Lo interrogheranno a fine mese”. La risposta che il legale ha ricevuto dagli uffici del Gip, Paola Faggioni, ha dell’incredibile. Ma come, il principale indagato, il presidente di Regione tratto in arresto e detenuto ai domiciliari vuole collaborare fornendo il suo riscontro agli addebiti e il palazzo di Giustizia gli sbarra il portone? Il caso è ancora più singolare se si guarda al calendario. Toti sarà ammesso a parlare tra il 27 e il 30 maggio. Guarda caso, sette giorni prima del voto. Le prime pagine sono assicurate, a ridosso dei comizi elettorali l’argomento Toti tornerà non caldo: incandescente.

Il circolo vizioso

Toti non può chiedere la revisione delle misure cautelari finché non ha parlato con i magistrati, i quali – sapendolo – differiscono i termini della sua deposizione. Fin quando non sarà stato sentito, non potrà fare ricorso al Tribunale del Riesame, né tantomeno a quello della Libertà. E’ in gabbia, ancorché a casa. Non può telefonare, leggere un’email, partecipare a una riunione di Giunta. Potrebbe però dimettersi, viene detto. Anzi, è il parere del suo entourage, la tenaglia della Procura si stringe proprio per accelerarne la decisione. Rendendogli impossibile qualsiasi agibilità politica. E dato che Toti fa sapere di non potersi dimettere prima di aver parlato con i compagni di partito e di coalizione, è chiaro come la situazione si vada avvitando in un circolo vizioso. Anzi, essendo nel Mar Ligure, in un mulinello. Un vortice correntizio che trascina verso il basso il malcapitato, senza dargli possibilità di uscita.

I pronostici del Toti(p)

C’era una volta il Totip, il gioco che permetteva agli italiani di darsi, letteralmente, all’ippica. Scommettendo sui cavalli vincenti anche quando non ne conoscevano neanche le fattezze. E’ questo gioco che si sta scatenando in queste ore in Liguria, e di rimando nei palazzi romani in cui gli attori più vicini al protagonista – Salvini e Rixi per la Lega, Lupi e Tajani per Noi Moderati-Forza Italia – provano a indovinare il pronostico per il dopo-Toti. Perché il governatore, di riffa o di raffa, dovrà dimettersi. Forse dopo aver trattato anche per il suo futuro personale. E allora, anche se la reggenza è oggi assicurata dal vicepresidente, il leghista Alessandro Piana, è chiaro per tutti che dopo le Europee e le regionali del Piemonte inizierà già la campagna per le regionali liguri. Con probabile data di voto dopo l’estate, per fine ottobre o inizio novembre. Ci sono quattro nomi che circolano nelle schedine del Toti(p) ligure per il centrodestra, e uno su tutti per il centrosinistra, quello di Andrea Orlando. L’ex ministro del lavoro, dell’ambiente e della giustizia è il nome unico indicato da Elly Schlein. Peccato che Giuseppe Conte non ne voglia ancora parlare: “Presto per fare nomi”, ha detto ieri. Sono le cose che si dicono quando non si ha un nome da anteporre sul tavolo. Per il centrodestra – con la gamba moderata ‘sotto botta’ e Fratelli d’Italia un po’ sguarnita di nomi forti – ci sarebbe l’idea di valorizzare il bravo numero due di Salvini, l’economista genovese Edoardo Rixi. L’interessato in pubblico ha smentito di esserlo, ma non è affatto escluso che possa rivelarsi la carta migliore, se la coalizione fosse messa alle strette. Al di là di Rixi, si valutano quattro profili tecnici. Hanno i requisiti per riprendere la maggioranza elettorale di Toti senza lo strascico delle sue vicissitudini.

Gli altri nomi

Il primo è Antonio Gozzi, presidente di Federacciai. Doveva diventare presidente di Confindustria, il passo indietro potrebbe ora metterlo in pole position nella corsa per piazza De’Ferrari. Prende quota anche la carta Enrico Musso. L’economista – specializzato in trasporti marittimi – che ha il più alto indice bibliometrico nel suo campo, ha un curriculum internazionale prestigioso e più di qualche esperienza in politica: senatore con Forza Italia, rifiutò di votare la buonafede sulla parentela di Ruby a Mubarack. Venne espulso dal gruppo e non ricandidato. Corse da indipendente come sindaco di Genova nel 2012 e arrivò a un passo dal soffiare a Marco Doria il seggio che era stato dei Dogi, progenitori del sindaco ‘rosso’. Si starebbe anche valutando la potenziale candidatura di Federico Delfino, l’ingegnere navale diventato Rettore dell’Università di Genova, sempre nel segno del “fare” e della riapertura dei cantieri.
I bookmaker assegnano buone chance anche a Alessandro Bonsignore, presidente dell’Ordine dei Medici della Liguria. Appoggiato con forza dal leader ligure di Fratelli d’Italia, Matteo Rosso, doveva diventare Assessore alla sanità nella giunta Toti. Poi non se ne è fatto più niente. Fino a questo nuovo giro di boa.

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Ph.D. in Dottrine politiche, ha iniziato a scrivere per il Riformista nel 2003. Scrive di attualità e politica con interviste e inchieste.