Il ‘Conte ter’ boccia il Conte I. La terza versione di Giuseppe Conte, quella di leader del Movimento 5 Stelle, fa una involontaria autocritica ad una delle misure cardine del suo primo esecutivo, quello giallo-verde assieme alla Lega di Matteo Salvini, bocciando i decreti sicurezza.

Esatto, quei decreti sicurezza sbandierati in una conferenza stampa assieme proprio all’allora vicepremier, mostrando a favore di telecamere e fotografi due fogli con in bella mostra “#decretosalvini”.

Oggi, in una intervista al Corriere della Sera, Conte disconosce il ‘Giuseppi’ del 2018. “I decreti sicurezza hanno messo per strada decine di migliaia di migranti dispersi per periferie e campagne. L’eliminazione della protezione umanitaria ha impedito a molti migranti di entrare nel sistema di accoglienza e ad altri di farli uscire in quanto non aventi più titolo, con il risultato che migliaia di migranti sono diventati invisibili. Insomma, Salvini da ministro dell’Interno sui rimpatri e sull’immigrazione ha fallito. È un dato di fatto”, è il giudizio netto di Conte sul suo ex vicepremier.

Salvini che, ricorda oggi Conte, “quando era un mio ministro cercai di fargli capire che un problema così complesso non si affronta con demagogia, facendo la voce grossa in televisione, sui giornali e sui social. Gli chiesi, senza successo, di migliorare il sistema dei rimpatri, ma non ci riuscì pur avendo i pieni poteri di ministro. Avrebbe dovuto lavorare con costanza nella cornice europea, dove non è mai stato troppo presente”.

Ma appare onestamente complicato dimenticare o ignorare la genesi di quei decreti sicurezza, fortemente voluti da Salvini ma mai espressamente osteggiati o minimamente critica e messi in discussione dal Conte I. Anzi, ancora nell’ottobre 2020 Conte diceva di “non aver cambiato idea” sul tema della sicurezza, salvo poi smantellare parzialmente i decreti sicurezza nel suo secondo governo, quello sostenuto da PD, M55, sinistra e Italia Viva.

LA DIFESA DI LAMORGESE – Una posizione, quella del ‘Conte ter’, che appare più il modo per andare in contrapposizione a Salvini su Luciana Lamorgese, il ministro dell’Interno che da settimane è quotidianamente sotto attacco da parte della Lega su sicurezza e immigrazione.

Lamorgese che invece per Conte “è molto competente, sa come muoversi. A Malta riuscì a strappare un accordo che prefigurava la gestione Ue dei flussi mediterranei. Poi è arrivato il Covid, con il conflitto libico e la crisi tunisina. Situazioni che Salvini non ha dovuto fronteggiare”.

LA DIFESA DEL RDC – Se i decreti sicurezza vengono scaricati, non è lo stesso col Reddito di cittadinanza, l’altra riforma chiave del primo governo Conte, ora sotto il tiro incrociato di centrodestra, renziani e di una parte del PD.

Conte non vuole ‘ammainare la bandiera’ e al contrario prevede che “l’iniziativa del centrodestra, spalleggiata da Italia viva, non potrà avere successo, perché il reddito di cittadinanza è un fatto di necessità oltre che di civiltà. Siamo stati gli ultimi in Europa ad avere introdotto questa misura che garantisce coesione e sicurezza sociale, cosa che non è possibile se milioni di persone vivono al di sotto della soglia di povertà”.

Sul Rdc insomma “non può più tornare indietro”, anche se il leader del Movimento 5 Stelle apre a parziali modifiche che “scaturiscono tutt’al più dalla sua messa in pratica”. Un sì “a un tavolo che monitori la sua efficacia, rafforzi i controlli per evitare abusi e favorisca il dispiegamento di tutti i vantaggi per gli imprenditori collegati alle assunzioni”, precisa l’ex premier.

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Romano di nascita ma trapiantato da sempre a Caserta, classe 1989. Appassionato di politica, sport e tecnologia