Grazie alla tecnologia che continua a fare grandi passi in avanti, il mondo sta diventando un posto dove la natura sta iniziando ad essere protetta e non distrutta. I cittadini si stanno abituando sempre di più a consumare prodotti vegetali, biologici o soprattutto ecologici. Alcuni paesi hanno imposto il plastic free altri stanno andando verso quella direzione. C’è molta più attenzione sul problema dell’emissione di gas ed è diventato noto a tutti quanto un’azienda per produrre qualsiasi oggetto di uso quotidiano, inquina l’atmosfera.

Ashley Beckwith, una ricercatrice del Massachusetts Institute of Technology (MIT) di Cambridge, negli Stati Uniti è anche l’autrice principale dello studio che sta creando il legno “coltivato in laboratorio” senza luce solare o terreno. L’obiettivo principale è ovviamente preservare le foreste e risolvere il problema principale legato a esse: la deforestazione.

La ricercatrice insieme al suo team, stanno sperimentando una tecnologia molto particolare che utilizza le stampanti 3D. È un gel, appunto stampato in 3D, modellabile composto da cellule vegetali del legno e grazie alla sua caratteristica principale, ovvero la modellabilità si può ottenere qualsiasi forma che il cliente in questione desidera.

Tutto è iniziato con sperimenti che prevedevano la coltivazione di piccole piante, come ad esempio la zinnia una pianta simile a una margherita, per poi arrivare alla coltivazione del legno che però necessita di tempi più lunghi soprattutto se la richiesta è un tavolo o oggetti di dimensioni medio-grandi. Beckwith dice in un’intervista alla BBC che nonostante per la creazione di un oggetto in legno il “processo è lento, dura pochi mesi, ovviamente è molto più veloce di un albero che per crescere potrebbe impiegare 20 anni“. Anche per i problemi di spazio, Beckwith aggiunge che non sa ancora se un domani proverà a coltivare un tavolo già assemblato, ma è dimostrato che la tecnologia ha il potenziale per farlo.

Le differenze tra il legno naturale e quello artificiale sono ovviamente le venature del legno che hanno una specifica direzione perché in natura svolgono i ruolo dei vasi che servono a facilitare il flusso del liquido su un albero. Al contrario per quello coltivato in laboratorio, non è presente l’allineamento ed è più come un pannello truciolato o un composito in cui non c’è direzionalità nella struttura.

Beckwith afferma che lo studio è appena iniziato e che i primi progressi saranno visibili entro dieci anni: “È una grande visione e le persone hanno davvero capito il concetto. È un problema di cui molti di noi sono consapevoli e vogliono essere parte della risoluzione, quindi spero che generiamo un po’ più di interesse e coinvolgiamo più persone per far sì che ciò accada davvero“.

Avatar photo

Laureata in relazioni internazionali e politica globale al The American University of Rome nel 2018 con un master in Sistemi e tecnologie Elettroniche per la sicurezza la difesa e l'intelligence all'Università degli studi di roma "Tor Vergata". Appassionata di politica internazionale e tecnologia