Serve “un nuovo patto di responsabilità ritrovata tra i cittadini” secondo il commissario all’emergenza coronavirus Domenico Arcuri. “Nella prima fase dell’emergenza gli italiani hanno dimostrato di essere responsabili, anche privati della loro libertà, serve ovviamente la prevenzione: igiene e divieto di assembramento ormai lo sappiamo tutti ma serve un sacrificio ulteriore, dobbiamo muoverci tutti il meno possibile”. E quindi la responsabilità è di nuovo dei cittadini, degli italiani che negli ultimi giorni, dopo le ultime restrizioni imposte a livello regionale o nazionale, sono scesi in piazza a protestare. A chiedere garanzie e sostegno per reagire alle chiusure, che diventeranno con molte probabilità sempre più stringenti. Quindi la responsabilità è degli italiani, tutto quello che non si è fatto in questi mesi di emergenza ormai non conta più. La pandemia sembra ormai incontenibile senza chiusure, almeno localizzate, come ha commentato la Fondazione Gimbe.

LA SCUOLA – Lo stesso Arcuri è stato in più occasione criticato per le forniture di mascherine, tamponi, banchi monoposto per la scuola. Proprio la scuola è stato al centro della conferenza stampa del commissario. “La scuola non è focolaio dei contagi – ha assicurato – i contagi entrano a scuola ma non escono dalla scuola. Speriamo di mantenere le lezione al 75% online, il valore della scuola non è in discussione, facciamo uno sforzo perché rimanga il più possibile. Non condivido la decisione del governatore Emiliano di chiudere le scuole in Puglia”. E quindi: “Il virus circola assai meno nelle scuole che nel Paese, l’80% dei contagiati è asintomatico e le famiglie oggi sono al centro dei contagi, diversamente da quanto accadeva a marzo quando al centro dei contagi erano le Rsa. All’inizio della pandemia vi erano poche zone in Italia colpite dal virus, oggi il Covid è dappertutto nel nostro Paese”. Rispetto al 7 ottobre i contagi sono aumentati di sette volte. Nessun sistema sanitario reggerebbe a questo ritmo, ha riconosciuto il commissario.

“Oggi in Italia ci sono 26mila italiani positivi, e se ognuno di essi ha 10 contatti stretti, il conto è presto fatto: 260mila italiani sono al corrente di essere potenziali contagiati, con questo esempio capiamo che in 20 giorni si dovrebbero tracciare tutti i cittadini italiani. Abbiamo distribuito 1 miliardo e 206 milioni di dispositivi gratuiti ai cittadini, 552 milioni di mascherine gratuite alle scuole”.

GLI SPOSTAMENTI – “Abbiamo il problema di affollamento negli ospedali, e con i contagi di questa portata il primo effetto che si determina è il loro affollamento insieme ai pronto soccorso. Abbiamo fatto oggi più di 200mila tamponi, le persone tracciate sono 10 volte di più. Questa è la prima evidenza della moltiplicazione della curva che dobbiamo raffreddare, ma sappiamo tutti cosa dobbiamo fare: muoviamoci solo quando è necessario“, ha insistito Arcuri. “Le misure negli altri paesi europei sono il doppio come ad esempio in Francia e questo ci spiega quali sono le conseguenze di questa impetuosità del virus”.

I DATI L’obiettivo è di arrivare a 200mila tamponi e 100mila test molecolari al giorno. Solo 10 milioni di italiani usano l’app Immuni. La situazione pià delicata resta quella delle terapie intensive. “Non c’è l’entropia delle terapie intensive, a marzo c’erano 5.000 mila terapie intensive, da allora abbiamo distribuito oltre 3.000 ventilatori, oggi ce ne sono 8.488. Sono posti letto attivabili di terapia intensiva. Dunque sono 10337 i letti attivabili di cura in terapia intensiva, più o meno il doppio di marzo, e poco meno di quelli prefissati nel programma di interventi sull’emergenza pandemica stabilito in due anni. Se abbiamo 3.309 ventilatori, vuol dire che abbiamo ancora un margine di intervento per la cura anche dei malati non covid”.

IL MONITO – E quindi un appello: “Siamo in un dramma, non è il momento delle polemiche, oggi è il momento della verità: non abbiamo mai sottovalutato il problema in questi mesi e che prima o poi sarebbe arrivata da noi, stiamo facendo ogni sforzo, un numero vale più di mille parole, però spero di non ascoltare più appelli al non uso di mascherine e a chi nega il problema, noi tutti i giorni e le notti stiamo qui a lavorare perché voi affrontiate al meglio quest’ondata”, ha concluso Arcuri. Resterà un mistero, se tutto era stato così ampiamente previsto, come mai sulla scuola, il lavoro, i covid residence, i trasporti si sia fatto così poco.

Redazione

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