Pronti oltre 10mila posti di terapia intensiva: è quanto ha assicurato il ministro agli Affari Regioni Francesco Boccia. “Oggi dobbiamo dare un messaggio chiaro al Paese e tranquillizzare i cittadini: sono immediatamente attivabili in tempo reale oltre 10.300 posti di terapia intensiva, tra quelli già attivi nelle singole Regioni e quelli attivabili grazie ai materiali inviati dal commissario”. Il ministro ha fornito il dato, secondo quanto battuto dalle agenzie, nel corso di una riunione operativa con il commissario straordinario all’emergenza covid Domenico Arcuri. “Già ad aprile, nel picco dell’emergenza, avevamo toccato 9.500 posti di Terapia Intensiva. Ora serve il massimo impegno per chi è in corsia e per i pazienti – ha continuato il ministro – tutti al lavoro e senza polemiche; le polemiche non le capirebbe nessuno e sarebbero imperdonabili. Da febbraio ad oggi il Governo ha distribuito 1,5 miliardi di materiali consumabili e 850mila materiali non consumabili come attrezzature e materiali per le terapie intensive e sub. Siamo sempre al fianco delle Regioni per ogni necessità e continua senza sosta il supporto nel rafforzamento delle reti sanitarie territoriali”. Boccia è risultato positivo al coronavirus lo scorso 23 ottobre, come la moglie, l’ex ministra e deputata Nunzia De Girolamo.

Secondo gli ultimi dati disponibili i posti letto effettivi in tutto il Paese erano 6.628. Il decreto Rilancio ne aveva programmati 3.553, molti dei quali in fase di completamento, dopo l’esplosione dell’emergenza: il 31 dicembre 2019 erano 5.179. I posti erano già comunque dati in continuo aumento. L’ultimo report settimanale di Arcuri riportava il 15% di posti occupati a livello nazionale: un dato che lo stesso commissario ha aggiornato oggi durante la riunione con il ministro. “Dai dati in nostro possesso la percentuale dei pazienti in terapia intensiva rispetto ai posti letto attivati è pari al 22% che scende al 18% attivando tutte le postazioni attivabili”, ha illustrato Arcuri. L’ultimo bollettino diffuso da ministero della Salute e Protezione Civile, ieri pomeriggio, riportava che in tutto il Paese sono 1.536 i ricoverati in reparti tin. Umbria, Valle d’Aosta, Toscana e Campania le Regioni oltre il 30% – definita come soglia di allarme – dei posti occupati.

I TEST – “Sui test molecolari è già pronta una nuova richiesta d’acquisto ma serve identificare il quantitativo per evitare di comprare una dotazione che poi nei fatti non viene utilizzata; per questo chiediamo un riscontro alle regioni. Per i test antigenici è stata conclusa l’acquisizione di altri 10 milioni di test rapidi su tampone nasofaringeo. Sui tamponi è già stato inviato il contratto per un’ulteriore fornitura di 1.2 mln a settimana”, ha continuato Arcuri durante la stessa riunione. “Ieri abbiamo raggiunto un picco di 199 mila tamponi processati, 15 milioni in totale dall’inizio dell’emergenza. Il paese oggi, in base al fabbisogno inviato dalle singole Regioni, è stato messo nelle condizioni di poter fare oltre 500 mila test al giorno, di cui 300 mila molecolari al giorno; decidiamo insieme alle regioni, in base anche alla reale possibilità di effettuarli, se procedere su questa linea o se preferite modificare ad horas il fabbisogno; in questo caso, comunicatecelo e adattiamo le forniture”, ha continuato Arcuri, che già durante la prima fase dell’emergenza è stato criticato per diversi motivi: i tamponi, le mascherine, i banchi monoposto che avrebbero garantito la riapertura delle scuole. Dietro ai quali l’Italia continua a correre senza strategia, come ha fatto notare anche la Fondazione Gimbe, e a rincorrere i numeri dei bollettini quotidiani.

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