“Adesso, la domanda da porsi è perché questa nuova ondata si sta concentrando sul Mezzogiorno?” A chiederselo è Rodolfo Punzi, direttore del dipartimento di Malattie infettive e urgenze infettivologiche dell’ospedale Cotugno di Napoli, il principale avamposto contro il coronavirus della Campania. Ieri la regione è stata prima per contagi in Italia: 254 su 5mila 539 tamponi. Meno di un terzo di quelli processati in Lombardia.

Se da una parte le infezioni sono in percentuale meno gravi rispetto a quelle del picco registrato ad aprile, resta l’allarme per una situazione che potrebbe peggiorare nei prossimi mesi. E tra le cause, secondo il direttore, ci sarebbero le condizioni abitative. “In Campania, ma lo stesso discorso vale per tutto il Sud, c’è una densità di popolazione molto alta e spesso le condizioni socio-abitative sono precarie. Famiglie numerose e poche stanze a disposizione. Una fotografia che al Nord si vede più raramente”, dice Punzio in un’intervista a Libero.

Sulla questione abitativa, soprattutto sulla densità abitativa nel napoletano, aveva insistito più volte il Presidente della Regione Vincenzo De Luca, argomentando le sue decisioni durante le fasi più acute dell’emergenza. Dalla settimana scorsa in Campania è tornato l’obbligo delle mascherine all’aperto (1.000 di multa ai trasgressori) e dei test a chi arriva all’aeroporto di Capodichino.

“Probabilmente il virus è mutato e la sua virulenza si è ridotta, anche se, al momento, non abbiamo la certezza scientifica di questo cambiamento – ha spiegato Punzi – sappiamo dalla letteratura medica che i coronavirus col tempo tendono a perdere la loro forza con lo scopo di sopravvivere”. Parole che sono tutt’altro che un liberi tutti: l’emergenza è ancora reale e dallo stesso Cotugno nelle scorse settimane sono stati lanciati appelli a rispettare le regole e le misure di distanziamento fisico.

Redazione

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