Il comunicato stampa del Procuratore della Repubblica di Genova fornisce una informazione analitica della vicenda giudiziaria che ieri mattina ha portato all’esecuzione di misure cautelari personali coercitive e sequestri nei confronti di nove persone, tra le quali il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti. Un’ipotesi accusatoria della Procura che vede contestati agli indagati reati di corruzione e corruzione elettorale. L’inchiesta vede coinvolto Paolo Emilio Signorini, già presidente dell’Autorità di Sistema Portuale del Mar Ligure Occidentale accusato di corruzione per l’esercizio della funzione e per atti contrari ai doveri d’ufficio; per lui è stata applicata la misura della custodia cautelare in carcere. Nella rete cadono anche diversi imprenditori accusati di corruzione, un funzionario amministrativo e altre persone ad alcune delle quali è contestata anche la circostanza aggravante di aver commesso i reati al fine di agevolare l’attività dell’associazione mafiosa Cosa Nostra. Spicca tra gli indagati il nome del presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti, sottoposto alla misura cautelare degli arresti domiciliari. Secondo la Procura della Repubblica di Genova viene contestato il delitto di corruzione per l’esercizio della funzione e per atti contrari ai doveri d’ufficio. Viene inoltre contestata la corruzione elettorale per fatti commessi in occasione delle elezioni regionali del 2020.

La disciplina delle misure cautelari

Il comunicato stampa, con dovizia di particolari, informa che “nella mattinata odierna militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Genova stanno dando esecuzione ad un’ordinanza di applicazione di misure cautelari (coercitive ed interdittive) personali e reali emesse in data 6 maggio 2024 dal giudice per le indagini preliminari presso il Tribunale di Genova, su richiesta della Procura della Repubblica depositata in data 27 dicembre 2023”. L’esame degli atti di indagine consentirà di approfondire la piattaforma istruttoria raccolta e si vedrà nel prosieguo lo sviluppo della vicenda. Oggi da estranei ad una inchiesta così roboante, così esplosiva mediaticamente, così violenta nei confronti delle persone coinvolte, leggendo l’epoca dei fatti contestati e il tempo trascorso dalla richiesta di misura al provvedimento di oggi, ci interroghiamo sulla disciplina delle misure cautelari nel nostro sistema processuale come previsto dal legislatore e come invece applicato costantemente. I fatti oggetto delle imputazioni sono risalenti nel tempo.

La richiesta a dicembre, la misura dopo sei mesi

Ci sarebbe un unico episodio dei primi mesi del 2023, mentre tutte le imputazioni (come riportato nel comunicato della Procura) sono riferibili dal 2020 al 2022. Al presidente della Regione Giovanni Toti vengono contestati i fatti in relazione alle elezioni regionali del 2020. Il pubblico ministero ha chiesto l’arresto degli imputati a dicembre 2023 e il giudice li ha lasciati agire liberamente per circa sei mesi prima di emettere la misura cautelare, che viene applicata ad un politico di primo piano a livello nazionale in piena campagna elettorale per le elezioni europee.
Nel nostro sistema processuale le misure cautelari dovrebbero essere applicabili in casi eccezionali caratterizzati dall’esistenza di specifiche e inderogabili esigenze attinenti alle indagini in corso. Ovvero quando l’indagato si è dato alla fuga oppure quando – per specifiche modalità e circostanze del fatto o per la personalità dell’indagato – sussiste il concreto e attuale pericolo che questi commetta gravi delitti con l’uso delle armi, o di altri mezzi di violenza personale, o diretti contro l’ordine costituzionale, o di criminalità organizzata o della stessa specie di quello per cui si procede. Le modalità del fatto e la personalità incline al delitto devono essere desunti da comportamenti, o atti concreti o dai precedenti penali dell’indagato.

L’esercizio dell’azione penale

L’imputato nel nostro sistema ha diritto di partecipare al proprio processo da persona libera, presunto innocente fino alla sentenza definitiva e l’eccezionalità di una privazione della libertà personale in attesa di giudizio richiede la prova che il pericolo di reiterazione del reato sia concreto e attuale e non desumibile solo dalla gravità del reato per cui si procede. Questo vuol dire che l’indagato sta inquinando le indagini, o si sta dando alla fuga o sta proseguendo la commissione del reato. E allora va fermato in attesa del processo. Fuori da queste condizioni l’ufficio del pubblico ministero accusa una persona, raccoglie le fonti di prova e chiede di sottoporlo a processo da libero attraverso quello che viene chiamato “esercizio dell’azione penale”. Anche perché una persona sottoposta a misure cautelari ha molta più difficoltà a esercitare il proprio inviolabile diritto di difesa.

Il tempo trascorso dai fatti contestati e la mancanza di ulteriori fatti penalmente rilevanti ascrivibili all’indagato è un elemento che in una chiave di interpretazione costituzionalmente orientata deve porsi a fondamento della necessità di arrestare qualcuno prima del processo. Non è possibile individuare con algebrico criterio il decorso del tempo idoneo a escludere l’attualità della misura, ma non è certamente estensibile senza limiti a ritroso: la finalità è interrompere un pericolo, non anticipare la pena prima del processo. Il legislatore è intervenuto tante volte nel corso del tempo per introdurre correttivi e limitazioni alla discrezionalità nella valutazione del concetto di attualità del pericolo ma rimane ancora aperto il tema. Le esperienze quotidiane delle inchieste, quelle note e quelle meno note, ci segnalano che siamo davanti ad una questione culturale e di metodo che vede sovente le Procure utilizzare le misure cautelari al di fuori dell’alveo disegnato dal nostro legislatore. Non abbiamo conoscenza degli atti di questa inchiesta così travolgente per le persone accusate, abbiamo il comunicato stampa della Procura della Repubblica di Genova da cui desumiamo sia le date dei reati sia il tempo trascorso dalla richiesta all’applicazione della misura cautelare e non possiamo non domandarci come mai dopo tanto tempo proprio ora si sia resa così necessaria la misura cautelare.

Vincenzo Comi - avvocato penalista

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