I numeri dal "Paese del Sol Levante"
Cos’è il modello giapponese contro il Coronavirus e perché sta funzionando
Con 174mila casi di contagio e 2.419 decessi, i numeri del Giappone sul Coronavirus fanno ‘impallidire’ numerosi paesi europei e occidentali in generale, Italia compresa. Un “modello” che funziona e sembra impossibile da replicare fuori dal paese del Sol Levante.
Ma lo stesso confronto con un altro caso di studio orientale, la Corea del Sud, appare difficile: se Seoul ha vinto la sua battaglia contro il Sars-Cov-2 grazie a durissime misure di lockdown e soprattutto ad una campagna di test anti-Covid e ad un tracking estremo dei contatti, il Giappone ha seguito una linea completamente diversa.
Il governo di Shinzo Abe, che ha lasciato la guida del Paese lo scorso 16 settembre dopo esserne stato primo ministro per nove anni (prima volta da settembre 2006 a settembre 2007 e una seconda volta dal 26 dicembre 2012 al 16 settembre 2020), non ha imposto misure estreme, affidandosi a storici fattori culturali della popolazione.
Abe già a febbraio aveva deciso per la chiusura di musei, teatri, a marzo la scuola, dichiarando quindi ad aprile lo stato di emergenza a Tokyo, poi allargato all’intera nazione. Le chiusure non bastano ovviamente a giustificare numeri così bassi di contagi e decessi nel Paese: in Giappone è stata centrale un fattore educativo e socio-culturale.
Si parte dall’approccio rigido nel rispettare le indicazioni del governo in materia igienico-sanitaria, all’utilizzo costante della mascherina. Quest’ultima, come sa bene chi ha viaggiato in Giappone, è una abitudine presente ben prima della pandemia di Coronavirus: i giapponesi sono soliti indossare guanti e mascherina soprattutto nei mesi invernali per proteggere se stessi e gli altri dall’influenza stagionale e dallo smog. Abitudini che, come dicevamo, sono anche sociali: in Giappone si è soliti salutarsi evitando contatti stretti (abbracciarsi, stringersi la mano) ma semplicemente chinando il capo, così come entrando nelle abitazioni private ci si toglie all’ingresso le scarpe.
Attualmente il Giappone sta vivendo una seconda ondata, con la curva tornata a crescere raggiungendo il picco di aprile. Numeri che comunque sono decisamente diversi rispetto a quelli che si registrano in Europa e altri paesi occidentali.
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