Salgono a tre i casi di vaiolo delle scimmie confermati in Italia. E tutti in carico all’Istituto di malattie infettive Spallanzani di Roma, il centro più all’avanguardia per quanto concerne le malattie infettive in Italia. Nessuna situazione di allarme anche se dopo oltre due anni di emergenza coronavirus la notizia sta circolando molto, anche in termini allarmistici. E invece non c’è alcun allarme, chiarisce l’Istituto Superiore di Sanità (Iss) che sta monitorando i casi, ha avvisato le Regioni di effettuare tracciamenti, avviato una task force per seguire la situazione e contattato le reti sentinella dei centri per le infezioni sessualmente trasmesse

I nuovi casi sono correlati al caso zero, come ha fatto sapere l’assessorato alla Sanità della Regione Lazio. Il primo era stato identificato ieri: un uomo di ritorno da un soggiorno alle Isole Canarie che si era recato al pronto soccorso dell’Umberto I. L’uomo aveva notato la comparsa di numerose pustole sul viso e in altre aree del corpo. Non aveva altri sintomi. Al momento si trova in isolamento e le sue condizioni sono state definite “discrete” dai medici.

Altri casi di vaiolo delle scimmie erano stati indentificati nei giorni scorsi in Portogallo, Spagna, Svezia, Regno Unito, Australia, Canada e Stati Uniti. La malattia non ha niente a che fare con il vaiolo umano, decisamente più grave, eradicato nel 1980. Le due malattie appartengono soltanto alla stessa famiglia. Si tratta di una malattia infettiva causata dal virus MPXV (Monkeypox virus) diffuso principalmente in Africa nelle scimmie e nei roditori, soprattutto in Ghana e Nigeria. È ancora sconosciuto il serbatoio dell’agente patogeno che dovrebbe sempre dipendere dalla promiscuità tra uomo e animali: zoonosi. Ha una mortalità stimata tra lo 0 e il 10%.

Raramente il virus può passare dall’animale agli esseri umani e successivamente può essere trasmesso tra questi ultimi per via aerea (tramite le goccioline del respiro) e tramite piccole lesioni della pelle e mucose (ad esempio degli occhi, della bocca). Considerato plausibile che il contagio possa avvenire anche per via sessuale – il sospetto che il “contatto con le mucose durante i rapporti sessuali” abbia causato il contagio è emerso in Spagna mentre in Inghilterra l’Oms (Organizzazione Mondiale della Sanità) ha rilevato episodi tra chi ha avuto rapporti occasionali, in particolare in luoghi di incontri gay, e presso una famiglia  – ma sono necessari ulteriori dati per confermare con certezza l’eventualità. Al momento non è considerato contagioso un individuo senza sintomi.

I quali sono soprattutto febbre, mal ti testa, dolori muscolari e stanchezza, linfonodi del collo gonfi e bolle, vescicole e pustole sulla pelle, prima sul viso e in seguito su mani e piedi, che inizialmente si manifestano come piccole macchie, che possono essere molto pruriginose e formare delle croste. In genere la malattia non lascia strascichi. L’incubazione dura circa due settimane. Non è la prima volta che il vaiolo delle scimmie compare in Occidente: nel 2003 vennero riscontrati dei casi negli Stati Uniti. Questa volta la notizia si è diffusa più rapidamente e massivamente per via della pandemia da coronavirus e per via dei casi riscontrati in Europa.

La malattia di solito guarisce spontaneamente, senza terapie specifiche e dura dalle due alle quattro settimane. In alcuni casi vengono utilizzati farmaci antivirali per rallentare la replicazione del virus all’interno dell’organismo. Non esiste un vaccino specifico contro la monkeypox. Quello contro il vaiolo dell’uomo può rappresentare una buona profilassi vista l’efficacia dell’85% ma è stato obbligatorio fino al 1981. Le precauzioni restano quelle diventate note durante la pandemia da coronavirus: igiene personale costante, con particolare attenzione al lavaggio delle mani.

“Attualmente la situazione è sotto controllo e in questo momento in Italia non abbiamo una situazione di allerta in relazione ai casi segnalati di vaiolo delle scimmie. Raccomandiamo però prudenza nei contatti stretti o sessuali che presuppongano uno scambio di fluidi corporei, soprattutto se sono presenti lesioni cutanee o sintomi febbrili”, ha dichiarato all’Ansa Anna Teresa Palamara, che dirige il dipartimento di Malattie Infettive dell’Istituto superiore di sanità (Iss). Il direttore generale dello Spallanzani Francesco Vaia ha spiegato che per “la prossima settimana il nostro laboratorio di virologia prevede di isolare il virus che ha colpito queste persone”.

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Giornalista professionista. Ha frequentato studiato e si è laureato in lingue. Ha frequentato la Scuola di Giornalismo di Napoli del Suor Orsola Benincasa. Ha collaborato con l’agenzia di stampa AdnKronos. Ha scritto di sport, cultura, spettacoli.