Erano settimane che i numeri di contagi da Covid erano in discesa ma adesso sono in salita in 19 regioni. Ben 5 regioni rischiano il ritorno in zona gialla. Ma il Governo punta a evitare nuove chiusure per salvare l’estate e sta studiando un modo per modificare i parametri che determinano i cambi di colore. La contagiosissima variante Delta sta infatti colpendo anche l’Italia. A questo si aggiunge l’allarme dell’Oms sul pericoloso “contagio in diretta” andato in scena per gli Europei e per i festeggiamenti in piazza. Per gli scienziati il virus farà pagare cara quella vittoria.

L’ultimo bollettino riportava 888 nuovi contagi e il tasso di positività risalito all’1,2%. Il Corriere della Sera spiega che l’incidenza è aumentata in 19 regioni. In alcune l’aumento è del 50%. Anche se i numeri sembrano ancora bassi, a preoccupare è la velocità con cui i contagi si sono moltiplicati nel giro di una settimana. E l’esecutivo pensa alla proroga dello stato di emergenza per altri tre mesi dopo la scadenza fissata al 31 luglio. Una scelta che sembrerebbe scontata anche per poter consentire al generale Figliuolo di portare a termine la campagna vaccinale.

In questo scenario le Regioni chiedono di modificare i parametri che portano i territori ad entrare in zona gialla, arancione e rossa. La proposta è quella di non guardare più al numero di contagi ogni centomila abitanti ma al numero di quanti tra i positivi finiscono in ospedale. E i vaccini in questo danno un contributo fondamentale: se aumentano i contagi, soprattutto con la variante Delta, non cres ce significativamente la pressione sugli ospedali, segno che i vaccini stanno funzionando.

Tuttavia nei giorni scorsi il ministro della Salute Roberto Speranza ha smentito l’imminenza di una Cabina di Regia sull’emergenza per modificare i parametri. Ma sarà difficile restare dello stesso avviso tra una quindicina di giorni, soprattutto se i contagi cominceranno a crescere di nuovo per arrivare a 30mila casi al giorno, come pronostica oggi Sergio Abrignani del Cts in un’intervista a la Repubblica.

“Noi ci aspettiamo un po’ meno protezione – ha detto l’immunologo componente del Comitato tecnico scientifico – però non stiamo mollando tutto come gli inglesi e poi abbiamo molti meno casi di loro, cioè in media un migliaio contro oltre 30mila al giorno. Comunque, in un mese e mezzo arriveremo ai loro stessi numeri”.

Intanto l’Inghilterra ha “cautamente” riaperto tutto. Potrebbe essere una buona scelta anche per l’Italia? “Non lo so se li dobbiamo seguire – continua Abrignani – Abbiamo però il vantaggio di poter osservare come vanno le cose da loro, visto che siamo circa un mese e mezzo indietro. Non è detto che alla fine abbiano ragione ma di certo la loro politica ha una base scientifica. Se vediamo che arrivano a 70 o 80 mila infezioni al giorno e non hanno un aumento importante di occupazione delle terapie intensive o di morti, la politica del nostro Paese deciderà cosa fare. Certo, per un’influenza l’Italia non è mai stata chiusa”.

Intanto sale il numero di contagi nelle regioni. La regola vuole che si finisce in zona gialla con 50 contagi ogni 100mila abitanti. Secondo l’ultimo monitoraggio dell’Istituto superiore di sanità riportato da La Stampa, i valori più alti registrati sono quelli di Sicilia (22,7), Campania (20,2), Abruzzo (16,6), Veneto (15,6) e Marche (15,2). Sono queste le regioni che, se continueranno a registrare una crescita dei contagi, rischiano di finire in zona gialla. Tutte le altre, invece, sono per ora al di sotto dei 15 casi.

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Laureata in Filosofia, classe 1990, è appassionata di politica e tecnologia. È innamorata di Napoli di cui cerca di raccontare le mille sfaccettature, raccontando le storie delle persone, cercando di rimanere distante dagli stereotipi.