Il Covid ritorna a fare paura. Per la verità non aveva mai smesso, ma Meloni e compagni hanno preferito lanciare un osso all’elettorato no vax che li ha sostenuti. E dunque, giù tutte le barriere. Vaccinazioni ferme; via tutte le misure di contenimento del virus; abolizione dell’obbligo vaccinale per i sanitari con il reintegro di quelli no vax in corsia – un abominio -;  condonate le multe agli over 50 che non si sono vaccinati e abolizione dei report quotidiani (tranne in Campania dove il governatore Vincenzo De Luca, se n’è fregato). Insomma una pennellata di bianco, anzi di nero, è bastata a cancellare il virus nel nostro Paese, come a dire: me ne frego.

Ma se si butta un occhio, anche distratto, sul sito del Ministero della Salute ci si accorge che il virus c’è e fa ancora male. Tra il 16 e il 22 dicembre, sono stati 137.599 i nuovi casi in Italia su oltre un milione di tamponi tra antigenici e molecolari effettuati. Sono numeri in calo rispetto alla settimana precedente, ma sono cresciuti invece i decessi: 798 le vittime in sette giorni. E mentre si votava il decreto contro i Rave, dentro il quale sono stati ficcati tutti i provvedimenti che abolivano ogni prevenzione Covid, il ministro Schillaci doveva fare i conti con la minaccia di nuove varianti che arrivano dalla Cina e preoccupano il mondo intero.

A questo punto l’Europa ha chiesto di porre un argine e così, dopo mesi che nessuno più parlava di Covid, ecco rispuntare le nuove restrizioni e al governo Meloni è toccato comportarsi come un qualsiasi governo Conte-Draghi. Tanto che la Cina si è anche risentita sulle restrizioni e i controlli posti in essere ai suoi connazionali in ingresso in Italia. Schillaci punta il dito contro il sistema vaccinale cinese “che non ha funzionato”, forse anche per nascondere che contro questo virus l’atteggiamento del centrodestra è risultato sballato. La Meloni, come nulla fosse, prova a tranquillizzare l’elettorato no vax: “se sarà emergenza sì a controlli e no a restrizioni”.

Una dichiarazione che non significa nulla. Un semplice esercizio linguistico. Del resto la prima restrizione è stata già adottata proprio contro i passeggeri cinesi in arrivo in Italia. Tanto che la Cina ha immediatamente risposto piccata: “Abbiamo sempre creduto che per tutti i Paesi le misure di risposta al Covid debbano essere basate sulla scienza e proporzionate, e che si applichino in egual misura alle persone di tutti i Paesi senza pregiudicare i normali spostamenti e gli scambi e la cooperazione tra le persone”. E questo perché c’è già chi, come la deputata forzista Erica Mazzetti chiede tamponi a tutti i cinesi in Italia da una settimana aprendo un pericoloso fronte discriminante.