Tragedia sul versante svizzero del Grand Combin, massiccio tra la Valle d’Aosta e il cantone Vallese. Di due morti e nove feriti il bilancio del crollo di alcuni seracchi. Le vittime sono due donne: una francese di 40 anni e una spagnola di 65. Altri nove scalatori sono stati ricoverati all’ospedale di Sion, due di loro sono in gravi condizioni. A comunicare il bollettino è stata la polizia cantonale. La procura della Repubblica di Sion ha aperto un fascicolo sull’episodio.

L’allarme è scattato alle 6:20. Coinvolti nell’incidente 17 alpinisti impegnati nella salita verso la cima. La caduta dei seracchi, come riportano media svizzeri, è avvenuta nel settore del “Plateau du Déjeuner” a quota 3.400 metri. La salita è considerata molto impegnativa dagli esperti: in alcuni punti il tracciato raggiunge i 40 gradi di pendenza, indispensabili i ramponi. Sul posto sono intervenuti in tutto una quarantina di soccorritori, evacuate 15 persone. Il portavoce della polizia cantonale precisa che sono stati ingaggiati sette elicotteri, delle compagnie Air-Glaciers, Air Zermatt e Rega, oltre ai mezzi impiegati dagli OCV e dalla polizia cantonale. Steve Leger, portavoce della polizia vallesana, ha comunicato poco dopo le 15 che “l’operazione di soccorso è stata completata”.

Secondo il direttore del Soccorso alpino Val d’Aosta potrebbe essere stato causato dalle alte temperature, insolite per la stagione primaverile. “Premesso che non conosco nel dettaglio la vicenda, la caduta di un seracco, un blocco di ghiaccio instabile, è piuttosto imprevedibile. Senza dubbio i cambiamenti climatici e il riscaldamento globale fanno sì che i seracchi siano sempre più instabili. E proprio perché i pericoli sono diventati più frequenti, molte vie alpinistiche vengono scartate”, ha commentato all’Adnkronos Jacopo Gabrielli, glaciologo dell’Istituto di Scienze polari del Cnr, riguardo al crollo di seracchi sul Grand Combin, in Svizzera, dove due persone sono morte e altre nove sono rimaste ferite.

“Nel 2019 andai sul Grand Combin insieme agli svizzeri per prelevare una carota di ghiaccio. Ricordo che già allora le guide alpine svizzere mi dicevano che la via tradizionale era ormai in disuso per pericoli oggettivi”. Con i cambiamenti climatici “cambia l’ambiente montano”, prosegue Gabrielli sottolineando che “tanto più in questo periodo, la regola d’oro è consultare i bollettini locali e le locali guide alpine sulle condizioni dei ghiacciai”. Basti pensare, conclude, che “sulle Alpi occidentali e centrali le condizioni attuali si avvicinano a quelle di metà giugno-primi di luglio per la poca neve e il caldo di queste due settimane. Le condizioni sono quelle di un ghiacciaio estivo e non primaverile come dovrebbe essere“.

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Giornalista. Ha studiato Scienze della Comunicazione. Specializzazione in editoria. Scrive principalmente di cronaca, spettacoli e sport occasionalmente. Appassionato di televisione e teatro.