Posta della Prevenzione
Da donna non prendo più la metro a Milano per paura di ritrovarmi sul giornale
Questa è la rubrica della Posta della Prevenzione, nata per dare una voce a chiunque voglia condividere esperienze di discriminazione, violenza e rinascita. Questo è il luogo dove tutte quelle storie troppo dolorose per essere raccontate ad alta voce, trovano uno spazio sicuro e protetto dal più assoluto anonimato. Vogliamo leggere la vostra storia, qualunque essa sia, dandole lo spazio che merita di occupare. Scriveteci a:
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Sono Giulia,
qualche settimana fa, all’uscita della metro due uomini mi hanno inseguita, urlandomi da dietro frasi volgari per deridermi e provocare una mia reazione, condite da catcalling e sghignazzamenti. Mentre camminavo, con la mano stretta sulla borsa, ho adottato la strategia del camminare veloce, non ti voltare, pianifica il percorso da fare in modo tale da non addentrarti in vie deserte.
Con il cuore che scoppiava di paura, mentre allo stesso tempo trattenevo il respiro, mi sono sentita un animale in fuga ed in trappola tra le stesse vie, gli stessi palazzi, che solitamente sembrano famigliari, sicuri ed osservatori delle loro facciate conosciute. Non ho più preso la metro da quel giorno, non ho più percorso la stessa strada che mi porta dalla fermata a casa. So che arriverà il giorno in cui, rimanere incastrata in due cambi bus, con mezzora in più di percorso, mi rifarà contro la mia volontà tornare alla vecchia routine, ma per ora, ho paura di tornare lì incrociare quei due uomini, riconoscerne i visi che a loro volta riconosceranno me.
Nelle ultime settimane è stata saltuariamente riportata la notizia di qualche personaggio di spicco aggredita anch’essa nel centro di Milano, e leggerle mi ha rincuorata e allo stesso tempo fatto pensare che se nemmeno loro hanno il potere di far smuovere le acque sul tema della sicurezza, a quelle come me, rimane da subire silenziosamente e ripiegare sugli autobus.
Non ho raccontato a molti dell’accaduto, perché so non essere abbastanza grave da poter e dover suscitare la preoccupazione di nessuno. So però che io, nonostante mi ripeta di passarci sopra, mi guardo attorno e mi muovo in modo differente. Ho visto su TikTok centinaia di video di ragazze che raccontano di essere state importunate, importunate per le strade di questa città, e io che li guardo, mi chiedo quante dall’altra parte di uno schermo benché senza denunciare l’accaduto, si sentano meno sole, meno colpevoli, di aver subito la stessa cosa. Sempre scorrendo i filmati, ho scoperto il nuovo trend e video di ragazze che istruiscono a come difendersi, mostrandosi mentre agiscono come se fossero ‘pazze’, urlando, per intimorire l’aggressore. Non è forse tutto assurdo?
Perché il sindaco di Milano afferma di aver già fatto il possibile per garantire una maggiore sicurezza quando io, non posso più prendere la metro in una zona centrale di a Milano per paura di vedere il mio nome in qualche trafiletto nascosto di un giornale in cui si dice ‘ennesima donna aggredita, stuprata’. Non voglio che come nel caso della ragazza violentata in un bar sui Navigli (ripeto: Milano, 2023, pieno centro), tre uomini la possano violentare, filmare e farle pagare il conto.
Non voglio essere picchiata, aggredita, molestata e violentata. So che essendo donna, in un paese che alza le tasse sul bene di lusso degli assorbenti, chiedo forse troppo.
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