Prescrizione per le accuse di calunnia aggravata dall’aver favorito la mafia. La corte d’appello di Caltanissetta ha dichiarato quindi prescritte le accuse nei confronti dei tre poliziotti finiti sotto processo per il depistaggio delle indagini sulla strage costata la vita al giudice Paolo Borsellino e ai cinque agenti di scorta. Il verdetto della corte d’appello ha confermato quindi la sentenza di primo grado, tranne per un agente che era stato assolto.

Depistaggio Borsellino, chi sono i tre agenti per cui è la scattata la prescrizione

I tre poliziotti sono il funzionario Mario Bo, l’ispettore Fabrizio Mattei e l’agente Michele Ribaudo. Per Bo l’accusa ha chiesto la condanna a 11 anni e 10 mesi, per Mattei e Ribaudo a 9 anni e sei mesi. In primo grado il tribunale, escludendo l’aggravante mafiosa, ha dichiarato prescritto il reato di calunnia contestato a Mattei e Bo e ha assolto Ribaudo. Secondo l’accusa, sotto la direzione dell’ex capo della Mobile Arnaldo La Barbera, nel frattempo deceduto, i tre poliziotti avrebbe creato a tavolino una falsa verità sull’eccidio costringendo Vincenzo Scarantino, un delinquente della borgata Guadagna, a dare una ricostruzione non veritiera della fase preparatoria dell’attentato e ad accusare mafiosi che con l’autobomba di via d’Amelio non c’entravano nulla. “Un tradimento da parte degli apparati dello Stato che non può essere perdonato” , ha detto il procuratore generale Fabio D’Anna al termine della requisitoria.

Depistaggio Borsellino, le parti civili

Le dichiarazioni dei falsi pentiti sono costate l’ergastolo a sette innocenti poi scagionati col processo di revisione. Si erano costituiti parti civili i figli e il fratello del giudice Borsellino, alcuni familiari degli agenti di scorta e i sette mafiosi condannati ingiustamente per l’eccidio: Gaetano Murana, Giuseppe la Mattina, Franco Urso, Natale Gambino, Cosimo Vernengo, Salvatore Profeta, e Gaetano Scotto.

Redazione

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