La libertà di stampa e le "intercettazioni abusive" per il conduttore di Report
Ranucci e la cena con Lavitola, attacchi e intimidazioni al Riformista: La Verità ‘scopre’ il mestiere del giornalista

Aver rivelato la cena tra Sigfrido Ranucci e Valter Lavitola – portata alla luce da questo giornale con un breve resoconto e qualche foto – ha mandato di traverso il boccone agli interessati. E di brutto. È bastato scattare una foto passando sul marciapiede a una bella vetrina trasparente per far saltare i nervi al conduttore di Report e vicedirettore di Rai Tre.
Sarebbe stato richiesto – non si sa a quale titolo – addirittura l’intervento delle forze dell’ordine e poi sollecitato, come è evidente, una serialità di dichiarazioni copiaincollate a cura dello sponsor politico più vicino a Ranucci, il Movimento Cinque Stelle. Ma riepiloghiamo con ordine: domenica sera nel ristorante Cefalù, a Roma, il conduttore di Report si incontra con quattro commensali nel ristorante del controverso imprenditore Lavitola, più volte condannato per vari reati, tra i quali associazione a delinquere e truffa aggravata sui fondi per l’editoria.
Lavitola fa il maestro cerimoniere e siede a capotavola. Con loro c’è monsignor Fusco, il braccio destro del segretario di Stato Vaticano. La cena si tiene in una tavolata d’angolo che si affaccia su un’ampia vetrata fronte strada. Il passaggio su strada è frequentato da numerosi passanti: siamo sul suolo pubblico dell’animata via dei Quattro Venti. Così siamo diventati facili testimoni di questo inedito convivio. Appena ne scriviamo, parte una sequela di messaggi incandescenti. Fanno capire subito che è stato pestato il piede sbagliato.
Quando esce l’articolo che racconta la cena ecco Lavitola che si lamenta: “Mi hai fatto stare con la Polizia qui un sacco di tempo, hanno acquisito video e fatto foto”. Quasi parlassimo della scena di un crimine. Che ci fanno le forze dell’ordine su un marciapiede, davanti a quel vetro che fa bella mostra dei clienti del ristorante? Qui la constatazione cede il passo a una narrazione surreale. “La destrezza con la quale sono state fatte le foto è preoccupante”, dettaglia Lavitola.
Un banale telefonino è invece bastato a fissare quell’immagine che evidentemente non doveva essere ripresa. E non perché unica: anzi. Perché parte di una serie di incontri – come è stato possibile ricostruire – tenutisi nel medesimo ristorante. E perché dimostrano che mentre la Procura di Bari sta faticando, negli ultimi tempi, a parlare con Lavitola, Ranucci ci riesce spesso e volentieri. Apriti cielo: le immagini delle telecamere di sicurezza del ristorante vengono acquisite (da chi?) e messe nella disponibilità del quotidiano La Verità, diretto da Maurizio Belpietro, che inavvertitamente le pubblica. Foto sin troppo banali: il giornalista che si ferma a fare una foto dal marciapiede, fa il suo mestiere.
“Il suo emissario ha fatto una intercettazione abusiva”, sibila invece Ranucci a Renzi. Uno scatto con l’iPhone nello spazio pubblico diventa “intercettazione abusiva”, dunque, quando riguarda Ranucci. Le riprese con telecamera nascosta messe in onda da Report sono invece un inno alla libera informazione e al diritto di cronaca. Aver ironizzato sulle immagini fornite da un professore di passaggio (il riferimento, sin troppo evidente, è all’opaca vicenda Autogrill-Report) non sembra aver incontrato il sense of humor di Ranucci e Lavitola. Il conduttore Rai inonda Matteo Renzi di messaggi di insulti per chi scrive, inanellando a ripetizione quella che il legale ci prefigura come “lesione della dignità”. Le registrazioni private delle telecamere su strada possono invece essere acquisite e diffuse solo su esplicita disposizione dell’autorità giudiziaria.
E non ci risulta alcun atto in tal senso. Il tentativo, parliamoci chiaro, è quello di intimorirci. Farci capire che si sta parlando di intoccabili. Sui quali interviene l’applauso in batteria, con riflesso pavloviano, dei grillini. Il vicepresidente M5S Riccardo Ricciardi. La deputata Dolores Bevilacqua. Infine Dario Carotenuto e Anna Laura Orrico, entrambi in commissione di vigilanza Rai: “Un giornalista avrebbe di fatto spiato il conduttore di Report Sigfrido Ranucci, inviso a Renzi per la famosa inchiesta sul suo incontro in Autogrill con un esponente dei Servizi Segreti, nel corso di una cena. Ma c’è di più: lo stesso giornalista ipotizza i contenuti dei discorsi fatti a tavola da Ranucci, e sarebbe interessante sapere in che modo arrivi a fare determinate supposizioni”. Stiamo ai fatti. Ad oggi non c’è nessuna richiesta di precisazione e nessuna dichiarazione. Bocche cucite. Se si crede nella libertà di stampa si mettano da parte le intimidazioni e si faccia chiarezza sulla natura di quelle cenette.
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