I 5 partecipanti e gli argomenti misteriosi
La cena-confessionale tra Lavitola, Ranucci e il sacerdote vicino al Segretario di papa Francesco

Il caso della misteriosa cena di domenica scorsa al ristorante romano Cefalù, di proprietà di Walter Lavitola, si ammanta di giallo. E non è zafferano. Il riso c’era, a tavola. Ma nero: d’altronde è a base di nero di seppia che hanno pasteggiato i cinque commensali riparati in una tavolata d’angolo, in disparte.
Lavitola, Sigfrido Ranucci, un sacerdote importante, un giovane e una donna. Tra loro, un clima di familiarità e di confidenza, quasi di complicità. Il proprietario, Walter Lavitola, è noto alle cronache giudiziarie. Per le condanne riportate ha pagato il suo debito con la giustizia. È uscito dalla casa circondariale di Secondigliano anni fa. Per i processi ancora in piedi, parleranno gli atti. Noi siamo garantisti.
Ma sappiamo che atteso a Bari come testimone nel processo ‘Escort’ che vede imputato Silvio Berlusconi (per “induzione a mentire”), in quell’aula Lavitola non si è fatto vedere, facendo recapitare un certificato medico. “Circostanza verificatasi già nelle altre tre occasioni in cui era chiamato a testimoniare”, ci dicono dal tribunale pugliese. L’udienza è aggiornata al 30 giugno prossimo.
Curioso che mentre i giudici di Bari non riescono ad ottenere la deposizione del teste in aula, lo possa incontrare tanto agevolmente e così a lungo Sigfrido Ranucci. Non un giornalista come gli altri, come sa bene chi conosce viale Mazzini. Il successore di Milena Gabbanelli viene indicato da molti come il più battagliero dei giornalisti d’inchiesta. Tanto da essere stato scelto nel giugno 2020 da Franco Di Mare, direttore di Rai 3, come suo vice. E lì, aggrappato allo scoglio di una trasmissione finita più volte nell’occhio del ciclone, tra i marosi di ripetute polemiche – il caso degli sms di minacce inviati ad alcuni parlamentari è ancora aperto – è rimasto fino a oggi.
Passando indenne anche il redde rationem del centrodestra che ha travolto, tanto per fare un nome, Fabio Fazio. Vedremo come si regoleranno Roberto Sergio e Giampaolo Rossi. Ma prima che siano loro a chiederglielo, lo facciamo noi: cosa ci faceva Sigfrido Ranucci, maestro di inchieste e di rivelazioni bomba, a tavola con Walter Lavitola? È ammessa ogni ipotesi: lo stava filmando di nascosto, facendogli raccontare l’inconfessabile? Lo stava usando come fonte per una inchiesta? Se sì, lo apprenderemo presto.
I video, in televisione, si vedono. E forse allora vedremo una serie di scoop, su Report. Perché parrebbe che Sigfrido Ranucci da Lavitola vada a cenare con una certa frequenza. Con cadenza abbastanza regolare. Quasi come se il ristorante Cefalù fosse una sorta di club non solo di amici ma di sodali. Un refugium peccatorum. Un confessionale. Al punto che l’ultimo degli ospiti illustri al tavolo di Lavitola e Ranucci è stata quella figura di primissimo piano della gerarchia di Oltretevere che risponde al nome di Don Gianni Fusco. L’autorevole presidente dell’Unione apostolica del clero è il più fidato consigliere di Pietro Parolin – Segretario di Stato della Santa Sede – per i rapporti con le istituzioni politiche italiane.
Ed è avvocato rotale del processo sul palazzo di Londra versus Angelo Becciu. Il procedimento giudiziario in Vaticano è ancora in corso e anche qui le ipotesi sono tante: la cena serviva a far avere a Ranucci delle indiscrezioni, degli off the records? Difficile pensarlo, data la tradizionale prudenza della fonte. E invece chi ha visto e documentato la cena del nero di seppia – un professore di liceo che passava per caso – testimonia di un incontro lungo e cordiale, una chiacchierata tra amici che scherzano e bevono insieme. In alto i calici: erano ben tre le bottiglie di vino bianco scolate dai cinque. Una spensieratezza che avrebbe potuto dare libero corso a voci di ogni tipo.
La presunta malattia del Papa, con tanto di dimissioni anzitempo? In Vaticano si parla di una cosa grave, ma vai a distinguere tra spifferi e veleni. La trattativa di pace con la Russia? Gli sviluppi del caso Emanuela Orlandi, appena riaperto? Solo i partecipanti a quella cena lo sanno e lo possono dire. Lavitola, l’anfitrionico e controverso padrone di casa. Ranucci, l’uomo delle inchieste blindate dal Segreto di Stato. Don Fusco, il braccio destro della Segreteria di Stato del Vaticano. Ecco serviti, a quel tavolo, tutti gli ingredienti e i personaggi di un romanzo di John Le Carré. Inclusa la donna misteriosa e protettiva che fa da spalla a Ranucci. Sorveglia la strada dietro alla vetrata, squadra gli ospiti del ristorante, interpella i camerieri. Ma chi è? Bionda e sorridente, sembrerebbe essere anche lei di casa, da Lavitola. Ne sapremo di più, su di lei? Forse sì. Nelle ore in cui è rimasto bloccato lì davanti al ristorante, il professore che ci ha contattati sembra aver realizzato anche un filmato. Un po’ di luce sul nero di seppia.
NOTA – Al momento di andare in stampa l’articolo di ieri sulla cena Lavitola-Ranucci risulta tra i più letti di sempre sui social network e sul sito del Riformista.it, l’interesse quindi sembra esserci ma curiosamente la notizia non è stata ripresa da nessuna rassegna stampa, né dalle agenzie e dai siti di informazione. Distrazione o vera e propria congiura del silenzio per non parlarne?
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