Un lungo incontro alla Farnesina tra il ministro degli Esteri Luigi Di Maio e l’ex sindaca di Roma Virginia Raggi. I due leader pentastellati si sono dati appuntamento davanti a un caffè per sbrogliare l’intricata situazione interna al Movimento. L’obiettivo sarebbe quello di rafforzare la fazione dei ‘governisti’ e indebolire l’ex primo ministro Giuseppe Conte che in un’intervista al Fatto Quotidiano ha pronunciato parole durissime contro Di Maio: “Dovrà rendere conto di diverse condotte, molto gravi. Ai nostri iscritti e alla nostra comunità”. E poi, prosegue l’ex premier: sul nome di Elisabetta Belloni “c’è stato “un blocco trasversale”, ma “mi fido di Letta”.

Di Maio e Raggi seppure con storie diverse sono diventati fari del M5s e hanno un buon rapporto. L’ex prima cittadina aveva espresso il proprio appoggio a Draghi prima di quello ufficiale del Movimento, salvo poi crollare politicamente alla prova per il bis al Campidoglio, ma in questa fase convulsa li unisce soprattutto la loro posizione contraria all’ex premier.

Alle parole di Di Maio replica anche l’ex compagno di partito Alessandro Di Battista: “Io Giuseppe, comunque, di Letta non mi fido proprio. Io non dimentico nulla”, e aggiunge sulle concitate giornate che hanno preceduto l’elezione del presidente della Repubblica: “La Casellati si è proposta presidente della Repubblica, ha fatto campagna elettorale su di sé dall’alto della sua carica istituzionale, ha telefonato mendicando un voto, si è messa a disposizione solo di una coalizione politica andandosi a schiantare ed infangando la carica che ricopre. Carica che aveva già ampiamente delegittimato con comportamenti poco etici come il bulimico utilizzo dei voli di Stato in pandemia o i 270.000 euro fatti spendere alla Prefettura per la ristrutturazione di un palazzetto di sua proprietà”.

La partita che decide il futuro del Movimento si sta quindi giocando in queste ore. Una questione politica si (che deciderà chi siederà al timone dei 5s), ma anche di regolamenti interni: Di Maio, Raggi e Roberto Fico sono i tre membri del comitato di garanzia e, a norma di statuto interno, hanno tecnicamente i poteri per sfiduciare il presidente del Movimento. Quello che ora è innegabile è che il M5S sia già nel pieno di una guerra per la leadership. E ancora non si è capito da che parte si schiererà il fondatore Beppe Grillo.

Riccardo Annibali

Autore